Ciao! Benvenuto/a in un nuovo articolo di Thesis 4u. Nello scorso articolo abbiamo parlato di innovazione, di come sviluppare un’idea innovativa e abbiamo spiegato anche cos’è la proprietà industriale. Te lo sei perso? Ecco qui l’articolo di Arianna, Blog Ambassador dell’Ambassador Program 3.0: https://thesisforyou.com/innovazione-sviluppare-idea-innovativa/
Ma come possiamo tutelare un’idea innovativa, un’invenzione, un progetto all’interno del mercato?
Per rispondere a questa domanda oggi parliamo proprio di tutela e di tutti gli strumenti utili e necessari a far si che la nostra idea innovativa venga protetta e tutelata da “occhi indiscreti”!
Come riuscire a proteggere la propria idea di business?
Questa domanda rappresenta, nella fase di avvio per un’impresa che decide di attuare un nuovo progetto, una problematica molto comune ma sopratutto molto sentita.
Nel mondo delle organizzazioni, come abbiamo visto nello scorso articolo, per riuscire a finanziarsi bisogna presentare un buon Business Plan ad una serie di finanziatori o investitori e sperare che la nostra idea o il nostro progetto venga apprezzato e dunque finanziato.
Molto spesso però, l’entusiasmo e speranza che la propria idea possa piacere, rende gli imprenditori estremamente ciechi ed impazienti davanti alle risposte che arrivano dall’esterno e dunque aumenta la probabilità di essere considerati poco professionali ma sopratutto aumenta il rischio di essere “derubati” della propria idea.
Per fortuna esistono una serie di strumenti, che la legge italiana propone, per tutelare la propria idea e riuscire a prestare maggiore attenzione quando si entra in contatto con un papabile investitore.
Ma che caratteristiche deve possedere un’idea per essere tutelata?
Qualunque sia l’ambito di tutela che desideriamo per la nostra idea, quest’ultima per far si che venga tutelata, dev’essere in possesso di determinate caratteristiche approvate dall’ordinamento italiano:
- La novità assoluta dell’idea: l’idea non dev’essere mai stata prodotta in precedenza o brevettata in nessun altra parte del mondo;
- Inventiva e genialità: l’idea non dev’essere scontata;
- La liceità: non si possono ideare elementi che ledono il senso del buon costume o che sono contrari all’ordine pubblico;
- L’industrialità: un’idea deve poter fruttare dal punto di vista imprenditoriale.
Solo in presenza di questi elementi e caratteristiche, la nostra idea può essere tutelata dall’ordinamento statale, in quanto viene giudicata valevole di protezione giuridica.
Adesso che abbiamo costatato che la nostra idea possiede effettivamente queste caratteristiche e che quindi può essere tutelata, possiamo finalmente conoscere e scegliere lo strumento di tutela più adatto alla nostra idea.
Tutelare un’idea: brevetto e contratto di know-how
Per tutelare e proteggere la nostra idea, abbiamo a disposizione due elementi principali.
Uno creato appositamente per queste ragioni dall’ordinamento e un altro che può tranquillamente adattarsi allo scopo, anche se non specifico: il brevetto e contratto di know-how.
Andiamo a scoprire cosa sono, a cosa servono e la differenza tra l’uno e l’altro!
Brevetto
Il brevetto è la protezione più sicura e completa per tutelare un’idea imprenditoriale, ma è anche la più costosa.
Il brevetto è un titolo giuridico con il quale viene conferito al titolare dell’idea il diritto esclusivo di sfruttamento dell’invenzione e che non consente, di conseguenza, ad altri di produrre, vendere o utilizzare l’invenzione senza autorizzazione del proprietario.
Una volta ottenuto il brevetto, il titolare dell’idea potrà mettere in atto la propria idea e trarre anche un profitto economico nel proprio Stato e negli Stati in cui l’invenzione viene protetta.
Esistono due tipi di brevetti:
- L’invenzione: in questo caso l’idea ha una portata innovativa molto alta, che fornisce una soluzione unica ed originale ad una problematica che non è ancora stata risolta. Deve sottostare ad una serie di esami strumentali e una volta costatato che ha tutte le caratteristiche richieste, avrà una protezione massima di vent’anni, senza possibilità di rinnovo.
- Modello di utilità: in questo caso l’idea non deve necessariamente avere una portata innovativa molto alta e per questo motivo non è soggetta ad esami strumentali. Nonostante sia molto più semplice ottenerne la protezione però, è molto difficile mantenerla, in quanto in questo caso il brevetto dura dieci anni e non è possibile rinnovarlo.
Esistono però dei casi in cui la nostra idea non può essere brevettata?
Si, esistono! Non tutte le idee possono essere tutelate con il brevetto.
Oltre a quelle idee che non rispondono alle caratteristiche elencate prima, non sono considerate brevettabili anche:
- Le scoperte, le teorie scientifiche e i metodi matematici;
- I piani, i principi ed i metodi per attività intellettuali, per gioco o per attività commerciali;
- Le presentazioni di informazioni e i programmi di elaborazione;
- I metodi per il trattamento chirurgico o terapeutico per il corpo umano o animale;
- Le varietà vegetali e le razze animali sottoposte a modifica genetica di altra varietà vegetale;
- Le invenzioni biotecnologie.
Contratto di know-how
Come detto precedentemente, il brevetto è uno strumento piuttosto costoso per proteggere un’idea innovativa. E se non si ha così tanta disponibilità economica?
In questo caso entra in gioco il contratto di know-how! La stipula di un contratto know-how consiste in un accordo di segretezza tra due parti: l’inventore dell’idea e chi decide di sfruttarla.
Lo scopo è quello di mostrare all’acquirente o all’utilizzatore la portata dell’idea con il fine di poterne commercializzare i risultati. L’acquirente/utilizzatore, dopo aver valutato l’idea, se la reputa economicamente interessante, proporrà un’offerta per acquistarla o per utilizzarla, impegnandosi allo stesso tempo a non rendere noti i suoi segreti a terzi.
In questo caso, l’ideatore avrà la possibilità di valutare il rientro economico dalla sua inventiva, accertandosi però, allo stesso tempo, del fatto che il ricevente non possa divulgare i segreti dell’idea a terzi.
Arrivati a questo punto, quale strumento di tutela scegliere? Brevetto o contratto di know-how?
Vediamo le differenze!
Brevetto o Contratto di know-how?
Un’imprenditore potrebbe trovarsi davanti a questo dilemma e non saper decidere quale strumento di tutela adottare per la propria idea. Le differenze principali sono sia di natura economica che di protezione giuridica.
Sicuramente se si ha una disponibilità economica poco elevata non si opterà per una tutela brevettuale, ma per una tutela con contratto know-how. Quest’ultimo infatti ha dei costi decisamente più contenuti e che variano a seconda dell’importanza dell’idea da tenere in segreto.
Inoltre, la decisione dev’essere presa anche in relazione all’importanza dell’idea da proteggere. Infatti mentre il contratto proteggerà l’inventore dalle cattive intenzioni di diffusione dell’idea solo del ricevente, col brevetto la tutela opererà nei confronti di chiunque, indistintamente ed estendendosi a livello nazionale o internazionale.
Dunque è tutto nelle mani del soggetto proprietario dell’idea, che deciderà a seconda della propria disponibilità economica e dall’importanza che la propria inventiva ha nel mercato in cui opera.
E per quanto riguarda i marchi? Sono utili a garantire sicurezza e protezione alla nostra idea? Ve lo spieghiamo noi!
Marchi e tutela di un’idea: cosa c’è da sapere?
Quando avrai sentito parlare di idee, proprietà industriale e brevetti sicuramente avrai, allo stesso modo, sentito parlare di marchi.
Ma cos’è davvero un marchio? E cosa c’entra con la tutela di un’idea? Capiamolo partendo dalle basi.
Esistono due punti di vista differenti quando si tratta di definire il termine marchio: quello pubblicitario e quello giuridico.
Nel mondo della comunicazione, il termine marchio, viene spesso usato come sinonimo di logo. Nel mondo giuridico invece il marchio è un segno che distingue un prodotto o un servizio da quello degli altri concorrenti.
Cosa vuol dire? Vuol dire che il marchio identifica con precisione il prodotto o servizio di un’impresa e lo rende differente da tutti gli altri. Registrando il marchio infatti è impossibile andare incontro a contestazioni di qualsiasi tipo e, allo stesso tempo, si ha il diritto di pretendere dai concorrenti di non utilizzare il segno identico o simile al proprio.
Le funzioni di un marchio sono molteplici:
- Distintiva: serve a comunicare al consumatore l’origine imprenditoriale del prodotto/servizio;
- Qualità: dato che associando un determinato segno ad un’impresa, il consumatore può collocare certe qualità o caratteristiche ad un prodotto/servizio distinguendolo da altri presenti sul mercato;
- Comunicazione: con riferimento a tutte le informazioni che possono essere utili al consumatore;
- Pubblicità: per attirare i consumatori verso il prodotto;
- Investimento: quando si tratta di un segno utilizzato con la funzione di accrescere la reputazione e gli introiti di un’impresa.
Esistono tante tipologie di marchi, che variano a seconda dell’uso e dell’obiettivo per cui sono utilizzati. In particolare possiamo identificare:
- Marchio generale: utilizzato da un’imprenditore per identificare tutti i suoi prodotti/servizi (come ad esempio FIAT);
- Marchio speciale: che caratterizza solo specifici prodotti/servizi (come ad esempio BELLISSIMA di IMETEC);
- Marchi di fabbrica: apposti dall’imprenditore che produce un determinato prodotto;
- Marchi di commercio: apposti dall’imprenditore che vende determinati prodotti;
- Marchi di servizio: impiegati da fornitori di servizi (come ad esempio GLOVO).
La registrazione del marchio per essere unici
Se per un’impresa è davvero importante essere gli unici ad utilizzare il proprio segno distintivo, evitare di avere contestazioni dall’esterno ed avere la possibilità di pretendere dai concorrenti di differenziarsi, la registrazione è il metodo più efficace ed economico per rendere il proprio marchio ufficialmente unico.
Ma un marchio per essere registrato deve avere delle precise caratteristiche:
- Liceità: non dev’essere offensivo o contenere segni contrari alla legge;
- Distintivo: deve distinguersi immediatamente da altre aziende e concorrenti;
- Non dev’essere ingannevole: non deve contenere dei segni che possono trarre in inganno i consumatori su qualità, natura, provenienza geografica ecc.;
- Non deve evocare o imitare una denominazione di origine protetta: non può quindi suscitare nel consumatore l’idea che si tratti di un prodotto con le stesse caratteristiche della denominazione protetta.
Cosa succede invece se non si registra il proprio marchio? Potrebbe accadere di cadere in fenomeni di contraffazione!
In conclusione, potrebbe dunque essere particolarmente pericoloso non registrare il proprio marchio in quanto si potrebbe andare incontro a sanzioni giuridiche di grosso calibro, oltre al fatto che si potrebbe cadere in situazioni di pericolo e bassa tutela giuridica del proprio progetto.
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