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In questo articolo ti parleremo di cos’è il Lifelong Learning e come può essere utile per te!

Ciao! Ti diamo il benvenuto in un nuovo articolo del nostro blog targato Thesis 4u, la startup universitaria che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende grazie alle tesi di laurea!

Nell’articolo di oggi vi parleremo della formazione continua o Lifelong Learning ovvero “apprendimento continuato” o “permanente”, per indicare l’educazione che dura per tutto l’arco della vita, non solo per gli anni scolastici.

Parliamo, quindi, della ricerca costante di innovazione al servizio del business puntando su elementi di distintività rispetto alle “concorrenza”. Dunque, il “lifelong learning” è posto come un nuovo “imperativo”, come una strada obbligata per consentire a persone, imprese e organizzazioni di sopravvivere nell’era dell’automazione e dell’intelligenza artificiale.

Ma quali sono quindi le cause? Quando il LifeLong Learning? Vediamolo insieme!

Se dovessimo immaginare una linea temporale su cui impostare una data d’inizio, potremmo sicuramente partire dal 2020. Anno particolarmente turbolento, caratterizzato da una sequenza inattesa di cambiamenti esogeni, quali Covid e nuove tensioni geopolitiche.

Tali modifiche radicali dell’assetto sanitario-economico hanno reso ancora più centrali e urgenti i processi di riconversione del capitale umano impiegato, tanto nelle imprese, quanto nelle istituzioni e nel sistema pubblico.

Si è trattato di un vero e proprio cambiamento strutturale destinato a perdurare nel tempo, richiedono un adattamento continuo della forza lavoro da cui nessuno è esonerato, sotto tutti i livelli (operativi, di controllo e decisionali).

Questo ha imposto una modifica radicale del paradigma che ha dominato il governo dei processi di formazione per diversi decenni.

Quali sono le fasi distintive del Lifelong Learning?

lifelong learning

Il Consiglio Europeo di Lisbona (come puoi leggere qui) ha individuato tre obiettivi fondamentali che racchiudono gli elementi di formazione, sviluppo, aggiornamento e adattamento delle competenze lungo la vita di una persona: 

  1. Qualità dell’istruzione: scolarizzazione e alta educazione, fondamentali negli step iniziali, in quanto fungono da spinta propulsiva;
  1. Accesso alla formazione di qualità: un’alta esperienza professionale, dove trova applicazione il concetto di “learning by doing” (modalità di apprendimento basata sull’imparare qualcosa facendolo), con interventi di formazione costruiti su fabbisogni specifici, non statici, ma che si evolvono insieme ai cicli professionali. 
  1. Aprire i sistemi di istruzione al mondo esterno. 

Alla luce di questi tre elementi, è possibile dire che una volta costituite le fondamenta basate su una robusta formazione, le competenze per la crescita professionale sono lasciate all’esperienza sul campo.  

Dobbiamo immaginare come se la spinta della formazione iniziale e l’esperienza nel settore, riempissero una sorta di contenitore dove si accumulano conoscenza e competenze professionali. Creando così soggetti dinamici e disposti all’adattabilità. 

Lifelong learning: ma qual è il punto di vista delle aziende?

lifelong learning

È chiara la difficoltà dimostrata dal settore privato nello stare al passo con la velocità di aggiornamento che serve alle persone sul lavoro, proprio a causa del rapido cambiamento delle competenze, da cui deriva anche i lifelong learning. 

Molte aziende, però, considerano questo elemento e si mantengono costantemente aggiornate su bisogni e tematiche di maggiore interesse per le persone che lavorano in impresa, favorendo così l’innovazione. 

Un interessante punto di partenza è la verifica delle performance dei candidati, poste in esame tramite attività formative, personalizzate per ogni partecipante, che vengono monitorate attraverso la somministrazione di test di apprendimento e la raccolta dei feedback. 

Questo modello ha portato un livello di estrema innovazione e coerenza con i valori di sviluppo del capitale umano. 

Sai cos’è la “skill instability”? 

Devi sapere che, in precedenza, il mondo del lavoro era basato su competenze statiche e relativamente stabili nel tempo.

Dove le competenze e le conoscenze erano concepite come uno stock di capitale, impiegate in funzione al ciclo di vita professionale e/o della posizione occupata.  

Completamente differente, è invece il contesto attuale del lifelong learning, nel quale si sperimenta continuamente una profonda e continua instabilità.

Di conseguenza gli investimenti formativi lungo la vita lavorativa sono una condizione necessaria, allo scopo di poter ottenere quante più possibili competenze tecniche specializzate.  

Parliamo invece del “job-hopping” 

In questo mondo così dinamico, del lifelong learnig, non vi è solo l’instabilità delle competenze, ma si aggiunge un’altra tendenza, ossia la riduzione del tempo medio di permanenza in una data posizione lavorativa, così detto “job-hopping”.

Il termine Job Hopping è la tendenza del “saltare” da un impiego all’altro. Si tratta di una rivoluzione culturale del mercato del lavoro nata in America, dove è un’abitudine piuttosto consolidata, mentre in Italia è ancora agli inizi ma sta prendendo piede e vede come protagonisti i Millenials e la generazione Z (dai 18 ai 35 anni).

Ma cosa accomuna skill instability e il job-hopping? La skill instability e il job-hopping sono accomunati dalla dinamicità sottostante del rapporto “persona-lavoro-organizzazione”.

Tutto ciò impone un continuo processo di upskilling e/o reskilling per non dar modo alla rapida obsolescenza delle competenze di tradursi in un mismatch tra persone e lavoro.

lifelong learning

Qual è invece il punto di vista dei soggetti? 

La lifelong learning è un tipo di formazione volontaria ed extrascolastica che si concentra sullo sviluppo personale. 

Ci si riferisce alla formazione che avviene al di fuori dei normali contesti didattici come, ad esempio, le scuole o le università. 

Una delle caratteristiche del Lifelong Learning è l’approccio individualistico, dove compaiono in modo importante l’aspetto “personale” e “personalizzato”.  

Personale, in quanto è il singolo ad occuparsi di gestire il suo Lifelong Learning, accrescendo le proprie conoscenze e imparando delle competenze che permettano di partecipare al mercato del lavoro.

Personalizzato perché la formazione deve incentrata sui singoli individui, e creata ad hoc in base alle esigenze e fasi della vita.

Questa esigenza del lifelong learning di imparare, spesso non nasce solo per i fini lavorativi, ma la maggior parte di noi ha obiettivi, interessi personali e sfide che ci aiutano a mantenerci proattivi e motivati.

Fa parte della natura degli esseri umani: abbiamo una curiosità innata e cresciamo e ci sviluppiamo grazie ad essa e alla capacità del nostro cervello di imparare. 

Da piccoli impariamo a contare, leggere e scrivere. Da grandi a gestire progetti, responsabilità e attività diverse. Tutti questi esempi sono la rappresentazione perfetta di come, ogni giorno, siamo costantemente portati ad imparare qualcosa di nuovo per continuare il nostro processo evolutivo. 

Anche sul lavoro, la realizzazione personale ha a che fare con gli interessi e le curiosità di ognuno di noi. Imparare cose nuove tramite il lifelong learning, non annoiarsi e sentire che si sta progredendo è fondamentale per i dipendenti. La loro motivazione lavorativa e, di conseguenza, gli obiettivi aziendali dipendono anche da questo.

Cosa sono le competenze trasversali? 

Secondo la ricerca The Future of Jobs Report 2020 del World Economic Forum ( come puoi leggere qui) , le aziende stimano che circa il 40% dei lavoratori richiederà una riqualificazione e il 94% dei leader aziendali si aspetta che i dipendenti acquisiscano nuove competenze sul lavoro.

Occorre inoltre tenere in considerazione che in una società basata su lifelong learning, diventerà necessario anche apprendere nuove competenze tecniche per governare macchine sempre più complesse, dato che la tecnologia cambia rapidamente il modo in cui lavoriamo, le cosiddette soft skill possono diventare obsolete altrettanto velocemente.   

A tale “problematica” ha dato una soluzione rispondendo sull’Harvard Business Review (come puoi leggere qui) Becky Frankiewicz, Presidente di ManpowerGroup Nord America, e Tomas Chamorro 

“Secondo noi – dicono i due esperti HR − il modo migliore per rendere la tua organizzazione data-driven e digitale è investire selettivamente in coloro che sono in primo luogo più adattabili, curiosi e flessibili. Dal momento che nessuno sa quali saranno le principali hard skills future, l’azione migliore è scommettere sulle persone che hanno maggiori probabilità di svilupparle” 

Ma quali sono le competenze trasversali che contano? 

Le competenze tecniche, o hard skill, si riferiscono alle conoscenze e abilità riguardanti il lavoro da svolgere. 

Mentre, le competenze trasversali, o soft skill, sono legate più al modo in cui queste attività vengono svolte.  

Sono competenze trasversali, utili ai fini del lifelong learning, quelle capacità che permettono al cittadino di agire consapevolmente in un contesto sociale profondamente complesso, come quello basato sul lifelong learning, e di affrontare le sfide poste da modelli organizzativi sempre più digitalizzati e interconnessi. 

Esse sono strettamente connesse alle abilità della singola persona, e non per esempio agli strumenti che vengono forniti, a fronte di una tecnologia in rapidissima evoluzione, investire sullo sviluppo di digital soft skill all’interno dell’organizzazioni significa porsi nella condizione privilegiata. 

Proprio perché questa generazione è basata sul lifelong learing, ecco alcune delle soft skill più importanti che potrebbero tornarti utili!

  • Digital Mindset: alla base di tutte le digital soft skill, la “mentalità digitale” è costituito da un insieme di conoscenze ed esperienze che ogni individuo ha sviluppato all’interno di una società sempre più digitalizzata e che vengono riconosciute e utilizzate per avere successo nell’ambiente digitale. Sviluppare il giusto Digital Mindset equivale quindi a possedere una mentalità propensa al miglioramento e alla crescita costante, il cosiddetto “growth mindset”. Essere aperti mentalmente al cambiamento significa essere propensi a vagliare nuove soluzioni per migliorarsi costantemente.
  • Digital Literacy: tradotto sarebbe “alfabetizzazione digitale” cioè l’abilità di individuare, comprendere, utilizzare e creare informazioni utilizzando tecnologie informatiche. Tale capacità è riferita sia all’ambito strettamente tecnico, sia all’utilizzazione corretta, legittima ed efficiente di contenuti digitali.
  • Digital Privacy: la capacità di proteggere la confidenzialità dei dati e delle informazioni in base agli strumenti e ai contesti di riferimento, garantendo anche il corretto utilizzo degli strumenti tecnologico-digitali. In un ambiente costruito sul concetto di condivisione, sviluppare la giusta sensibilità per la protezione dei dati confidenziali è di primaria importanza per la tutela di sé stessi e dell’organizzazione per la quale si opera.
  • Virtual Communication: è la capacità di comunicare in maniera efficace attraverso i vari e differenti canali digitali, tanto in modalità one-to-one, quanto in modalità one-to-many. Applicando la capacità di gestire i molteplici strumenti di comunicazione digitale (videochat, e-mail, app di messaggistica, forum) e muovendosi con disinvoltura dall’uno all’altro ambiente virtuale, comunicando efficacemente anche a distanza e intessendo relazioni.
  • Digital Collaboration: ovvero la capacità di collaborare anche a distanza attraverso gli strumenti digitali. Con l’esperienza dello smart working, è parte essenziale dell’attuale modello di lavoro ibrido, tramite le piattaforme software come Zoom, Microsoft Teams, Google Meet, Cisco Webex, ecc.
  • Digital Problem Solving: è la capacità di risolvere un problema attraverso gli strumenti digitali sfruttando a pieno tutte le loro potenzialità. Sempre più realtà riconoscono questa necessità e sono stati avviati dei progetti per permettere ad individui di saper padroneggiare gli strumenti digitali in maniera creativa ed efficiente.
  • Digital Sales: sia che si faccia riferimento al settore B2B che a quello B2C, comprare online è ormai un’abitudine sempre più diffusa. Per tale ragione i venditori di oggi devono essere in grado di essere presenti in maniera repentina, con competenza là dove si trovano i loro clienti.

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Proviamo a pensare al lifelong learning come una “filosofia” di vita 

lifelong learning

Per ricondurre il lifelong learning ad una filosofia di vita, possiamo prendere in esempio il detto “non si smette mai di imparare”

Questa capacità di proiettarsi verso il futuro anziché ancorarsi al passato, crea dei soggetti dinamici e sempre al passo con i tempi ed aiuta ognuno di noi a realizzare al meglio le proprie potenzialità e aspirazioni personali, non significa solo formazione specifica per i diversi ruoli.

L’assorbimento di tutte queste soft skill, possono aiutare ad affrontare i cambiamenti anche nella vita di tutti i giorni. 

Inoltre, non bisogna sottovalutare l’aspetto della soddisfazione del dipendente, la quale non sta solo nell’accrescimento delle sue conoscenze attraverso il lifelong larning, ma anche nel modo di gestire il suo lavoro, nel conoscere le varie tecnologie e nel rendere più efficace la collaborazione con gli altri.

È possibile, quindi, definire il lifelong learning dei dipendenti un fattore chiave per il successo dell’organizzazione e la soddisfazione umana e professionale dei dipendenti.  

Lo sviluppo delle capacità e l’incremento delle conoscenze in azienda contribuiscono sia alla produttività sia al benessere dei dipendenti e aumentano la capacità dell’azienda di attrarre e trattenere i talenti. 

Inoltre, utilizzando l’approccio del lifelong learning, ogni occasione può trasformarsi in un momento di apprendimento.

Si va dai tirocini/stage aziendali alla formazione tecnica fino all’acquisizione di una lingua in maniera autodidatta, studiando online o viaggiando. In generale è possibile rimanere sempre aggiornati grazie al lifelong learning, tramite lo studio di una materia o di una tecnologia che non si conosce, sia tramite un corso formale o approfondendo un proprio personale interesse.

La base di partenza del lifelong learning sta nella curiosità, che trascina con sé il desiderio di imparare informazioni o capacità nuove e diverse da quelle già apprese nel passato.

Diventare curiosi verso temi spesso lontani dai nostri abituali interessi, ma che rientrano nel raggio dell’attualità, posso trasformarsi in appigli di estrema importanza nel mondo del lavoro.

È particolarmente importante farlo, con gli strumenti giusti, riuscendo a rendere l’apprendimento un’opportunità, e non un obbligo.  

Uno tra tutti è rappresentato dai percorsi in micro-learning approccio all’apprendimento basato sulle competenze che offre informazioni in piccole sezioni altamente concentrate. È la metodologia ideale per trovare in poco tempo la risposta a problemi specifici. I contenuti sono brevi, spesso in formato video, e aiutano ad accrescere le conoscenze, anche quando il tempo a disposizione è poco. 

“La mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere perché s’infuochi il gusto della ricerca e l’amore della verità.” -Plutarco.

E tu? Conoscevi il Lifelong Learning? Pensi possa essere utile per la crescita personale degli individui? Se hai ancora qualche dubbio contattaci sui nostri canali social, saremo felici di rispondere a tutte le tue domande!

Mariachiara, Thesis 4u Blog Ambassador.