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Job Satisfaction: perché è così importante e che cos’è?

Ciao! Benvenuta/o in un nuovo articolo del Blog targato Thesis 4u!

In occasione del 1 Maggio, Festa dei Lavoratori, noi di Thesis 4u vogliamo condividere con te una riflessione sul significato e sulla rilevanza che il lavoro ha nella vita di tutti i cittadini del mondo.

Per farlo, in questo articolo del Blog parleremo di Job Satisfaction, provando a rispondere ad alcune domande riguardanti la percezione che le persone hanno del mondo del lavoro, e cercando di capire se è vero che la Job Satisfaction è così tanto legata alla Life Satisfaction. Iniziamo!

Quali sono le determinanti che influenzano maggiormente la Job Satisfaction?

Il lavoro è un’esperienza sociale, e rappresenta una componente essenziale nella vita di tutti noi, basta pensare che in media ogni individuo passa un terzo della propria vita lavorando!

Con il termine Job Satisfaction si intende semplicemente la misura della soddisfazione dei lavoratori per il proprio lavoro, ed è possibile condurre delle indagini per determinare quanto un lavoratore sia soddisfatto del suo lavoro o ambiente di lavoro, considerando alcune variabili discriminanti quali:

  • Il lavoro in sé.
  • Il compenso.
  • La possibilità di crescita.
  • La supervisione ricevuta.
  • Il rapporto con i colleghi.
  • La personalità.
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In generale dunque, i lavoratori intervistati si ritengono maggiormente soddisfatti del proprio lavoro quando lo stipendio è buono, o comunque in grado di sostenere il costo della vita, che negli ultimi anni è in costante aumento, e quando la posizione lavorativa promette interessanti possibilità di crescita.

Inoltre, la Job Satisfaction risulta essere influenzata dalla relazione con i propri capi, e in generale i dipendenti che si sentono “abbandonati” dai propri supervisori, o che non riescono a instaurare dei legami sociali con i propri colleghi, si ritengono meno soddisfatti del proprio lavoro.

Infine, un elemento rilevante è sicuramente la personalità: ci sono in generale delle persone che ritengono il lavoro un’attività divertente, interessante e appassionante, altre persone che addirittura utilizzano il lavoro come “medicina” per i dispiaceri della vita, e altri ancora che a prescindere dalla posizione che ricoprono, soffrono al solo pensiero di dover passare così tanto tempo lavorando.

Dalle indagini riguardanti la Job Satisfaction, effettuate su un certo numero di lavoratori intervistati, è stato possibile estrapolare due importanti lezioni:

  • in generale, chi ama il proprio lavoro, ha una vita che lo appaga e lo rende felice;
  • una buona percentuale dei lavoratori intervistati che ritengono di amare il proprio lavoro, se lo sono creati da soli.

Dalla seconda lezione in particolare, potremmo concludere che quindi il lavoro dei sogni piuttosto che cercarlo, dovremmo crearlo, e verrebbe meno la massima di Confucio, secondo cui:

Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno della tua vita.

Effettivamente, l’essere umano in quanto tale ha bisogno di creare delle cose, in modo tale da sentirle “proprie“, quindi anche per quanto riguarda il lavoro, se non lo sentiamo come qualcosa di nostro, forse non ci terremo mai al punto di amarlo.

Quanto i soldi influenzano effettivamente la Job Satisfaction?

La rilevanza dello stipendio sulla scelta di accettare o meno un’opportunità lavorativa è sempre un tema attualissimo quando si parla di Job Satisfaction. In realtà, non esiste una risposta precisa e assoluta riguardante questa discussione, bensì bisogna prendere in considerazione diversi fattori.

1. Età.

In generale le priorità di ogni individuo sono fortemente influenzate dall’età: un ragazzo giovane appena uscito dall’università è probabilmente più attratto da un lavoro che gli offra un buon compenso, mentre un uomo più grande potrebbe preferire una posizione che lo faccia stare bene emotivamente, piuttosto che economicamente.

2. Per quanto tempo hai cercato lavoro.

Se la ricerca del lavoro diventa essa stessa un lavoro, probabilmente la persona è più incline ad accettare un’offerta lavorativa, nonostante non soddisfi a pieno i requisiti desiderati in termini di compenso.

3. Situazione finanziaria attuale.

Un altro motivo per cui spesso si finisce per accettare un’offerta lavorativa nonostante lo stipendio non sia adeguatamente elevato, può essere la precarietà della situazione economica in cui l’individuo si trova attualmente.

4. Quali sono i tuoi piani per il futuro.

Quest’ultimo fattore è in realtà molto legato anche all’età dell’individuo: mentre in generale un ragazzo giovane ha dei progetti di vita “materiali” che possono spaziare dall’acquisto di una macchina o di una casa di proprietà, è probabile che un uomo più grande abbia già ottenuto questi oggetti, e quindi sia più attratto da un lavoro che gli permetta di godere di una buona salute mentale/emozionale, anche a costo di uno stipendio più basso.

A mio avviso, una riflessione su questi concetti può essere fatta leggendo un bellissimo libro che mi sento di consigliare a tutti, il cui titolo è “The Promise of a Pencil“, acquistabile su Amazon cliccando qui.

Qual è il segreto delle persone che hanno un’elevata Job Satisfaction?

L’attitudine al lavoro è la capacità di un individuo di essere parte di un rapporto di lavoro, ed è influenzata da pensieri, desideri, opinioni, sentimenti, emozioni, comportamenti e azioni, che alimentano la Job Satisfaction.

Come abbiamo visto precedentemente, esistono delle persone che amano il proprio lavoro, che al mattino non vedono l’ora di mettersi a produrre qualcosa, e aspettano con ansia la sera per condividere i risultati raggiunti, e altre persone che odiano il proprio lavoro, e ne parlano spesso perché soffrono e provano del vero e proprio dolore.

Secondo uno studio condotto dalla SHRM (Society of Human Resource Management) a livello internazionale prima della pandemia (2016), la percentuale di persone che ritengono di amare il proprio lavoro è bassa in tutti i paesi, con una media che si aggira sul 12% del totale degli occupati.

Ma quali sono le strategie per cercare di aumentare la propria Job Satisfaction? Abbiamo raccolto alcuni punti che secondo noi sono importanti, e che possono essere mettere in pratica dai singoli lavoratori, ma anche proposti dalle aziende all’intera forza lavoro.

1. Rifletti sul tuo futuro.

E’ importante prendersi del tempo per pensare al proprio futuro e a quelli che sono i nostri sogni, e magari anche condividerli ad alta voce con amici e colleghi.

Sapevi che in alcune aziende esiste il Dream Manager? Si tratta di una figura professionale che può essere identificata come una sorta di life coach, che aiuta i collaboratori a realizzare ciò che desiderano!

2. Cerca ispirazione.

Come abbiamo visto, la Job Satisfaction risulta molto alta nelle persone che si sono create il proprio lavoro. E’ una buona idea prendere spunto e trarre ispirazione da persone che hanno trasformato il loro lavoro in qualcosa che per loro è veramente importante (puoi leggere il nostro articolo sul Personal Branding se sei interessato/a all’argomento!).

3. Gioca con i tuoi punti di forza.

Identifica ciò in cui sei bravo/a e in cui ti senti forte. Accetta i feedback che ricevi dai tuoi supervisori e utilizzali per migliorare le tue performance. Ti sentirai meglio, e una maggiore Job Satisfaction ti potrà rendere più produttivo/a e ti farà lavorare meglio.

4. Cerca il capo giusto.

Secondo alcuni studi, solo un capo su 10 è effettivamente un buon leader, e questo è un dato disastroso se pensiamo all’importanza della Leadership sulla produttività dei dipendenti!

Capita spesso che una persona non ama particolarmente il proprio lavoro, ma poi entra in azienda un superiore in grado di valorizzarlo e fargli capire con pazienza e professionalità i suoi punti di forza e le sue debolezze, ed ecco che la situazione cambia e può essere l’inizio di una carriera brillante.

Una riflessione su Smart Working e Job Satisfaction.

Durante la pandemia di Covid 19, moltissime aziende di tutto il mondo hanno adottato una metodologia di lavoro agile che consiste nel dare la possibilità ai propri dipendenti di lavorare da casa, senza bisogno di recarsi in ufficio ogni mattina: lo Smart Working.

Attualmente, alcune aziende hanno deciso di prolungare lo Smart Working, nonostante la situazione sanitaria permetterebbe un graduale ritorno al lavoro in presenza, in quanto ritengono che tale metodologia di lavoro abbia influenzato positivamente la Job Satisfaction dei propri dipendenti, mentre altre aziende stanno cercando di ritornare il prima possibile alla situazione lavorativa pre-pandemica.

A questo punto ci chiediamo: qual è effettivamente l’impatto del lavoro a distanza sull’attuale soddisfazione lavorativa in Italia? Passiamo in rassegna i benefici e gli aspetti penalizzanti dello Smart Working sulla Job Satisfaction!

Tra i benefici riportati dalle indagini condotte, ritroviamo una maggiore produttività percepita e vantaggi a livello personale, come ad esempio il benessere prodotto da un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata; tra gli aspetti penalizzanti invece, abbiamo la mancanza di un rapporto sociale più stretto con i colleghi e i superiori.

In conclusione quindi, si potrebbe pensare di passare da uno Smart Working “forzato” dalla pandemia, ad un modello che le organizzazioni dovrebbero adottare in futuro?

In base ai dati estrapolati dall’indagine effettuata su un certo numero di aziende italiane, solo il 23% delle aziende intervistate depotenzierà o interromperà lo Smart Working: le altre aziende intendono potenziarlo o comunque mantenere invariata la situazione attuale.

Qual è secondo te la componente più rilevante che influenza la Job Satisfaction? Cosa ne pensi dello Smart Working e in che modo pensi abbia cambiato il mondo del lavoro? Quanta rilevanza hanno secondo te i soldi sulla Job Satisfaction? Faccelo sapere sui nostri social!

About the author: Camilla, Blog Ambassador

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