In questo articolo ti parleremo di quali sono gli effetti ambientali delle nuove tecnologie e com’è possibile farne un uso responsabile!
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Nell’articolo di oggi vi parleremo di qual è l’impatto ambientale delle nuove tecnologie e com’è possibile farne un uso responsabile.
Al giorno d’oggi, si fa molto affidamento sulle nuove tecnologie digitali, è però importante considerare che queste hanno un impatto a livello ambientale. Tale impatto è destinato a salire, in quanto i recenti sviluppi volti a rendere il settore delle nuove tecnologie sempre più efficiente, non garantiscono che le emissioni rimarranno più basse rispetto a quelle provocate da settori più grandi, come i trasporti e l’industria, anche in futuro.
Il motivo di questa crescita esponenziale è dovuta soprattutto al fatto che la società ormai fa sempre più affidamento agli strumenti digitali, sia per uso personale che per motivi lavorativi.
Da cosa dipende il dispendio di energia delle nuove tecnologie?
Quando si parla di impatto ambientale delle nuove tecnologie, possiamo individuare la causa in tre macro aree principali:
- Data center: è una struttura fisica centralizzata in cui risiedono computer aziendali, rete, storage e altre apparecchiature IT che supportano le operazioni aziendali. L’utilizzo energetico medio di un data center si aggira intorno ai 20-50MW all’anno (la quantità di energia necessaria per alimentare fino a 37.000 abitazioni).
- Reti di trasmissione dei dati: sono dispositivi di calcolo interconnessi che possono scambiare dati e condividere risorse tra loro. Questi dispositivi di rete usano un sistema di regole, chiamato protocolli di comunicazione, per trasmettere informazioni tramite tecnologie fisiche o wireless. In ogni fase del percorso di trasmissione dati, vi è un grande dispendio di energia in quanto sono server che elaborano, organizzano, proteggono e conservano i dati dei computer.
- Dispositivi: le quantità di energia consumata durante un’attività online dipende anche dal tipo di apparecchio utilizzato. Basta pensare al grande flusso multimediale nel campo delle telecomunicazioni. Il consumo energetico legato a quest’ultimo dipende dal tipo di apparecchio utilizzato, dalla connessione di rete e la risoluzione trasmessa.
Qual è l’impatto ambientale delle nuove tecnologie?
Le nuove tecnologie, hanno effetti considerevoli sull’ambiente e sono una tra le varie cause del riscaldamento globale, dell‘inquinamento e del depauperamento delle risorse limitate, come acqua ed alcuni minerali.
Il problema è molto complesso e si estende su tutta la filiera produttiva.
L’impatto ambientale delle nuove tecnologie è evidente fin dalla loro costruzione, in quanto richiedono una notevole quantità di combustibili fossili, materiali alle volte anche tossici, minerali rari e acqua. Inoltre, per produrre determinate parti di uno smartphone, per esempio, vengono usati elementi che appartengono al gruppo delle terre rare, la cui particolarità è quella di legarsi tra loro e ad altri minerali, rendendo necessari interventi di estrazione e lavorazione altamente laboriosi, inquinanti, ma soprattutto pericolosi per i lavoratori di questo settore.
La seconda tipologia di inquinamento avviene nel momento in cui, tali tecnologie vengono poi imballate e trasportate per lunghe distanze. Quindi, prima ancora di iniziare a impiegare molta energia per il loro funzionamento, già la produzione e distribuzione degli stessi provoca effetti estremamente dannosi all’ambiente.
L’impatto ambientale, inoltre continua anche quando la tecnologia raggiunge il consumatore: ogni qual volta che l’utente compie un’azione con i propri dispositivi, che sia guardare un video, ascoltare musica o podcast o semplicemente navigando su internet, la tecnologia in questione accede a numerose infrastrutture che lavorano costantemente, consumando energia e producendo calore ed emissioni.
Infine, vi è in più, anche lo smaltimento di tali dispositivi. Si parla di RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), e secondo la Commissione Europea sono la i rifiuti in più rapida crescita in Europa.
Il motivo per cui accade questo dispendio di energie e rifiuti è perché quando un dispositivo non può essere riparato o quando un software non è più supportato, non ci preoccupiamo di come riciclare l’apparecchio. Infatti, solo il 35% dei rifiuti elettronici viene riciclato in media.
Un’ulteriore fattore fonte dell’impatto ambientale delle nuove tecnologie è anche la crescita del settore e-commerce sta causando notevoli danni, soprattutto per l’inquinamento dato dagli acquisti periodici e compulsivi che creano un aumento delle spedizioni e l’aumento di rifiuti plastici provenienti dagli imballaggi.
A questo proposito, anche le consegne veloci comportano un’impatto ambientale delle nuove tecnologie dovuto alle emissioni di gas serra maggiori. Pensiamo ad Amazon Prime, che permette di ricevere il prodotto direttamente a casa propria in un solo giorno dall’acquisto.
Hai mai sentito parlare di obsolescenza programmata?
Un ulteriore fattore critico nel campo dell’impatto ambientale delle nuove tecnologie è dato dall’obsolescenza programmata.
Vi è sicuramente capitato che dopo aver comprato un elettrodomestico o un dispositivo elettronico, questo presenti malfunzionamenti o si rompa dopo pochi anni dall’acquisto, con i pezzi di ricambio quasi impossibili da trovare ed i costi di riparazione talmente elevati da indurre le persone a comprarne uno nuovo.
Questo è dato dall’obsolescenza programmata, nonché una strategia commerciale adottata dalle aziende per accorciare “artificialmente” il ciclo di vita naturale dei rispettivi prodotti, mantenendo così alta la domanda e, di conseguenza, gli acquisti di nuovi modelli.
Chiaramente si tratta di una pratica scorretta e “datata”, tornata in voga con l’introduzione di dispositivi come smartphone, computer, software, elettrodomestici e altri beni concepiti seguendo la logica “usa e getta”.
L’impatto ambientale delle nuove tecnologie è aggravato dalla logica consumistica che ci spinge a cambiare continuamente dispositivi tecnologici allo scopo di avere sempre modelli nuovi, più funzionali, ma soprattutto alla moda. Aumentando così la quantità di rifiuti prodotti.
Ma come possiamo ridurre l’impatto ambientale delle nuove tecnologie? Ad esempio, combattendo proprio l’obsolescenza programmata. Se hai intenzione di combattere l’obsolescenza programmata, puoi attivarti attraverso qualche piccola nuova abitudine.
Ad esempio, potresti dare una seconda opportunità agli oggetti e riutilizzare ciò che si possiede già, magari cambiando il loro scopo, sul web è possibile trovare diverse tipologie di esempi in merito.
Un altro consiglio, nonché, il più semplice da applicare, è riparare ciò che è riparabile.
Impatto ambientale sulle nuove tecnologie: l’impatto delle modalità online durante la Pandemia
Le nuove tecnologie che vanno dall’e-commerce, allo smartworking sono riusciti a ridurre gli spostamenti di migliaia di persone a livello mondiale e di conseguenza, il consumo di petrolio e le emissioni di gas serra. Tuttavia, questo è solo un lato della medaglia, quello più luminoso.
L’aspetto più oscuro dell’impatto ambientale delle nuove tecnologie è il loro grado di consumo energetico, che cresce in relazione all’aumento della nostra dipendenza dalle nuove tecnologie. Questa necessità contribuisce all’impatto ambientale delle nuove tecnologie che creano l’anidride carbonica responsabile, come altri inquinanti, del riscaldamento globale.
Secondo il report Lean Ict – Towards Digital Sobriety (come puoi leggere qui), nel 2008, l’impatto ambientale delle nuove tecnologie come computer, dispositivi elettronici e infrastrutture digitali hanno contribuito per il 2% alle emissioni globali di CO2; nel 2020 al 3,7% e si prevede che toccheranno l’8,5% nel 2025, pari alle emissioni di tutti i veicoli leggeri in circolazione.
Se si procederà in questa direzione, si stima che nel 2040 l’impatto ambientale delle nuove tecnologie arriverà al 14% secondo uno studio svolto da Assessing ICT global emissions footprint (come puoi leggere qui)
Le nuove tecnologie che permettono di elaborare e archiviare dati in rete, al contrario del nome che restituisce una sensazione di leggerezza “nuvola informatica”, è un’infrastruttura fisica costituita da migliaia di cavi, fibre ottiche, computer, router che richiede quantitativi di energia enormi e altrettanti sistemi di raffreddamento.
Secondo uno studio condotto dalla Purdue University, dalla Yale University e dal Massachusetts Institute of Technology “MIT” (come puoi leggere qui), un’ora di videoconferenza o di streaming equivale a un’emissione di anidride carbonica che va da 150 grammi fino a un chilo, richiede due a 12 litri di acqua.
E secondo il Nature Climate Change (come puoi leggere qui) le emissioni di Bitcoin da sole potrebbero spingere il riscaldamento globale sopra i due gradi Celsius nei prossimi anni. Anche se gran parte dell’estrazione di Bitcoin avviene in Cina, un Paese in cui si ha una produzione di energie rinnovabili in eccesso.
La stragrande maggioranza dell’energia si concentra sulle transazioni e sull’estrarre nuove monete. La creazione di Bitcoin richiede, infatti, l’utilizzo di una enorme quantità di computer ad alta potenza. Ogni Bitcoin estratto produce danni climatici, in costi generati dall’emissione di anidride carbonica, pari al 35% del suo valore. La rete Bitcoin consuma un’elettricità paragonabile a quella che in genere viene prodotta da uno Stato di modeste dimensioni.
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Quindi solo le grandi imprese produttrici di nuove tecnologie inquinano?
Purtroppo non è così, anche semplicemente inviare una e-mail, fare una ricerca su Google o navigare sui social network comporta la diffusione di anidride carbonica nell’atmosfera.
Tutto quello che facciamo online ha delle conseguenze ambientali. Ogni singola persona che usa i prodotti ed i servizi online produce in media oltre 400 kg di anidride carbonica all’anno per un totale stimato di 1,6 miliardi di tonnellate di gas serra immessi nell’atmosfera. Pertanto, per sostenere un tenore di vita “green” è necessario prendere in considerazione anche la vita digitale.
Impatto ambientale delle nuove tecnologie: è possibile un utilizzo più responsabile?
Si, è possibile ed inoltre non occorrono grandi sacrifici, ma solo ambiare le proprie abitudini ce i mettono in atto nel quotidiano.
Le buone abitudini da iniziare a prendere in considerazione vanno dalla pulizia delle mailing list alla rimozione degli allegati alle mail a cui si risponde, dall’ottimizzazione delle dimensioni dei file che si inviano all’uso di siti di registrazione dati temporanea.
Anche piccoli accorgimenti come lasciare la videocamera spenta durante una call possono ridurre l’impatto del 96%, o per esempio guardare una serie in streaming con definizione standard, anziché alta, riduce l’impronta del 86%.
Piccoli e semplici gesti possono fare la differenza e potrebbero avere enormi benefici sull’ambiente!
E tu? Conoscevi gli effetti ambientali delle nuove tecnologie? Pensi che i consigli sul loro uso responsabile possano tornarti utili? Se hai ancora qualche dubbio contattaci sui nostri canali social, saremo felici di rispondere a tutte le tue domande!
About the author: Mariachiara, Thesis 4u Intern.