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Scopriamo insieme cos’è la gig economy, la nuova economia del secolo!

Ciao! Benvenuto/a o bentornato/a in un nuovo articolo del nostro blog! Oggi parleremo della gig economy, un nuovo tipo di economia proprio del nostro secolo, se non degli ultimi anni.

Andiamo subito a vedere cos’è la gig economy!

Per gig economy si intende l’economia dei lavoretti, ossia un sistema economico che si basa su un lavoro a chiamata, non fondato su un posto fisso e un contratto delineato.

Si tratta di un lavoro a progetto, on-demand, che garantisce ai lavoratori una maggiore flessibilità di orari e la conciliazione con svariate attività ed impegni, già lasciato intendere dal termine inglese gig che definisce proprio quegli ingaggi occasionali. L’organizzazione della gig economy su piattaforme online distingue questo tipo di economia da ogni altra tipologia di lavoro a chiamata tradizionale. 

Ma la gig economy sarà davvero il lavoro del futuro? Andiamo a vedere meglio la sua storia e i suoi vantaggi e svantaggi!

Cos’è la gig economy: come è nata?

La gig economy nasce in seguito alla crisi del 2007 quando molte persone si ritrovano disoccupate o alla ricerca di una seconda fonte di guadagno. Proprio a causa di questa crisi finanziaria le aziende e i singoli individui sono diventati più propensi a lavorare come e con liberi professionisti e, secondo un rapporto dell’Harvard Business Review, circa 150 milioni di lavoratori tra Nord America ed Europa occidentale hanno lasciato il proprio posto fisso per lavorare come liberi professionisti o consulenti. 

Le ricerche condotte dalla compagnia Upwork per il rapporto intitolato Future Workforce Report, mostrano come il 59% delle aziende statunitensi usi in piccola misura i lavoratori della gig economy, includendo freelance e lavoratori occasionali. Le aziende, indipendentemente dal fatto che siano grandi o piccole, si stanno muovendo verso la creazione di proprie reti collaborative di lavoratori part-time per ridurre i costi, ottenere più lavoro ed espandere la loro rosa di talenti disponibili.

cos'è la gig economy

Cos’è la gig economy: chi sono i suoi lavoratori?

Non possiamo rispondere a cos’è la gig economy senza capire chi sono i suoi protagonisti!

I lavoratori della gig economy, noti anche come gigger, sono coloro che lavorano in maniera flessibile con una o più compagnie. In Italia, secondo uno studio condotto dall’Istituto Nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, sono principalmente uomini, di età compresa tra i 30 e i 49 anni, con una minore partecipazione di individui di età compresa tra i 18 e i 29 anni, soprattutto nella categoria dei lavori occasionali.

I gigger lavorano nelle piattaforme digitali e svolgono un insieme eterogeneo di attività che vanno dalla consegna di pacchi, pasti a domicilio, allo svolgimento di compiti online. 

L’attività dei lavoratori della gig economy si distingue in due tipologie: le web-based platforms e le location-based platforms: nel primo caso i lavoratori svolgono i loro compiti sul web senza vincoli di localizzazione, per tanto un genere di smart-working; al contrario, nel caso delle location-based platforms, le attività vengono svolte in una località specifica. Ricerche dimostrano che la maggior parte delle attività, poco meno dei due terzi, viene svolta e può essere ricondotta alle piattaforme location-based, con un 35% restante di attività svolte da remoto per le piattaforme web-based. 

Adesso che sappiamo cos’è la gig economy e chi sono i gigger ci resta solo da capire che lavori rientrano in questa nuova economia.

La gig economy comprende un’ampia serie di lavori e dunque i più svariati lavoratori tra i quali possiamo trovare artisti, liberi professionisti come grafici, copywriter e produttori musicali, partnership bilaterali come per esempio l’azienda Uber, collaboratori part-time o temporanei assunti per progetto, ma anche programmatori e web designer e lavoratori del mondo del marketing quali i manager SEO e SEM. 

I giggers sono tantissimi, non ci sono limiti di sesso ed età anche se, statisticamente, alcuni prevalgono su altri. Tu sei o saresti mai un gigger?

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Cos’è la gig economy: i vantaggi

Ma che cos’è la gig economy se non porta vantaggi al sistema economico? Vediamo quindi quali sono i benefici per le aziende che decidono di lavorare con i giggers.

Adottando una forza lavoro in remoto, le aziende non devono spendere soldi nell’affitto di uffici e nel fornire incentivi. Inoltre, i lavoratori delle gig economy sono già esperti nel loro settore e per tanto l’azienda non deve provvedere alla loro formazione.

Per le aziende, inoltre i lavoratori agiscono come partner e non ha alcun obbligo di adempiere ad assistenza sanitaria, previdenza sociale o tasse. Un altro grande beneficio della gig economy è che si basa sullo stesso concetto dei business liquidi, ossia costi fissi bassi e prevalenza di costi variabili dovuti alla presenza di liberi professionisti che vengono pagati a lavoro. 

E i vantaggi dei giggers?

Per i lavoratori invece i benefici riguardano la flessibilità degli orari di lavoro, del luogo, e talvolta il datore di lavoro. Per quanto riguarda quest’ultima osservazione, soprattutto nel caso delle web-based platforms, il datore di lavoro è un’applicazione, non si ha la presenza di una figura fisica in carne ed ossa a cui dover fare conto. I lavoratori ottengono quindi più libertà, possono lavorare con chiunque scegliendo chi paga di più e ciò porta ad un aumento di soddisfazione e motivazione. 

Sicuramente la gig economy porta dei vantaggi sia ai lavoratori che alle aziende, ma non tutto ciò che luccica è oro…

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Cos’è la gig economy: gli svantaggi

E se questa nuova economia non è nulla senza i suoi vantaggi, ovviamente cos’è la gig economy se non ci sono degli svantaggi?

A differenza di chi è assunto con un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato, i giggers non godono di tutele sindacali, ferie retribuite o assegni per malattia a casa di una mancanza di regolamentazione. Inoltre sono responsabili di adempiere personalmente agli obblighi fiscali.

Questa essenza di tutele può portare a una progressiva deumanizzazione del lavoro e dei suoi lavoratori. A questo proposito l’Unione Europea si sta mobilitando per introdurre una serie di riforme volte al miglioramento delle condizioni dei lavoratori delle piattaforme digitali. 

Per quanto riguarda le entrate, lavorando a progetti, gli incarichi e i guadagni mensili non sono garantiti. Inoltre, in quanto liberi professionisti, e necessario un investimento nelle attrezzature necessarie per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.

Un ultimo svantaggio si riscontra nelle opportunità di progressione di carriera: ottenere una promozione risulta più complesso in mancanza di una struttura aziendale. 

Effettivamente ogni rosa ha le sue spine, e sicuramente alla gig economy non mancano. Dopo aver visto i pro e i contro ti sarai fatto un’idea di come funziona questo nuovo mondo, che ne pensi?

Cos’è la gig economy: i casi di Deliveroo e Uber

Per capire meglio cos’è la gig economy ti proponiamo due esempi: si tratta di due compagnie di fama internazionale, una britannica e una americana. Il titolo ti avrà già spoilerato di chi stiamo parlando ma continua a leggere per saperne di più!

Il primo esempio di gig economy è la nota compagnia multinazionale Deliveroo. Deliveroo è un’azienda britannica nata nel 2013 e operativa in Italia a partire dal 2015, con una maggiore attività nella parte settentrionale della nazione.

L’azienda riscontra un fatturato di circa 270 milioni di euro, risultando uno degli operatori principali della food delivery. Deliveroo offre ai suoi lavoratori un contratto di collaborazione occasionale con un compenso lordo di 7 euro all’ora e, in aggiunta, un compenso bonus a cottimo di 1 euro e 50.

Nel 2018 l’azienda ha visto un vero e proprio boom, con un raddoppio dei suoi dipendenti e dei ristoranti partner. Inoltre, se nel 2017 le città raggiunte dal servizio erano 10, solo dodici mesi dopo il numero era salito a 30, tra cui Milano, Roma, Firenze, Genova, Ferrara, Trento e Bolzano.

Secondo alcune ricerche condotte dall’organizzazione non profit londinese The Bureau of Investigative Journalism, alcuni lavoratori della compagnia di food delivery guadagnano, in Inghilterra, fino a un minimo di 2 sterline all’ora.

Nel 2021, in seguito alla vittoria della multinazionale di un caso giudiziario che riconosce i suoi lavoratori come liberi professionisti e non come veri e propri dipendenti, i giggers hanno partecipato a un lungo sciopero con l’obiettivo di richiedere un salario migliore e migliori condizioni di lavoro.

Con il fallimento delle richieste i giggers hanno deciso di protestare per i loro diritti davanti alla sede di Londra e successivamente nelle contee di York, Reading, Sheffield e Wolverhampton. Matt Jenkins, partner della multinazionale Microsoft, sostiene che perché le cose cambino e venga riconosciuto un salario minimo si deve fare più pressione sul sistema della gig economy, soprattutto perché in alcuni casi si tratta della principale, se non unica, fonte di sostentamento dei suoi lavoratori.

cos'è la gig economy

Una seconda compagnia che si avvale dei giggers come forza lavoro è Uber, un’azienda americana che offre un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione che mette in diretto contatto passeggeri e autisti. Uber è stata fondata nel marzo 2009 a San Francisco e a oggi ha un fatturato di circa 17 miliardi di dollari.  

Nel marzo 2017, una sentenza della Corte Suprema britannica ha definito gli autisti della compagnia multinazionale dei veri e propri dipendenti. È cosi che i 70 mila autisti vedranno riconosciuti tutti i diritti di un qualunque lavoratore a posto fisso: ferie pagate, contributi per la pensione e un salario minimo quantificato a circa 10 euro all’ora. Cambia dunque il profilo della gig economy anche in seguito alla crisi seguita alla pandemia da Covid-19.

Nonostante ciò Uber non vuole riconoscere ai suoi autisti il tempo passato in attesa di clienti o quello impiegato per raggiungerli in quanto non hanno l’esclusiva sui loro lavoratori e questi potrebbero lavorare contemporaneamente con altre compagnie. 

Se, come dice la CEO della compagnia Dara Khosrowshahi, la sentenza della Corte Suprema porta un netto miglioramento agli standard degli autisti, dall’altra parte essa avrà della conseguenze che si riverseranno sui clienti come per esempio un aumento del prezzo della corsa. Con la sentenza britannica Uber ha perso il 4,52% alla borsa di New York e ha faticato duramente a riprendersi.  

cos'è la gig economy

Non c’è nulla di meglio di questi due esempi per avere una chiara idea di cos’è la gig economy, non credi? Deliveroo e Uber sono grandi compagnie di questa nuova economia, ma certamente non le uniche. Non sei curioso di scoprire di più?

Per riassumere, abbiamo definito cos’è la gig economy, soffermandoci sulle sue caratteristiche principali e parlando anche dei suoi lavoratori, i giggers. Dopo aver letto questo articolo, pensi che la gig economy abbia più vantaggi o svantaggi? E tu, ordini mai da Deliveroo o chiami mai un Uber per farti portare dove vuoi?

Ti è piaciuto questo articolo su cos’è la gig economy? Lavoreresti mai come gigger? Hai qualche esperienza o curiosità che vuoi condividere con noi? Faccelo sapere sui social!

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About the sources:

https://www.upwork.com/research/future-workforce-report

http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:vuKXjPWIlzoJ:tesi.luiss.it/25466/1/213461_FRANCESCHI_FILIPPO%2520MARI.pdf+&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it

https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/gig-economy-inapp-per-un-lavoratore-su-due-e-fonte-di-reddito-primaria/

About the author: Giulia, Thesis 4u Intern