Stai per concludere il tuo percorso universitario? Forse ti starai chiedendo quanto il voto di laurea conti davvero. Allora questo è l’articolo che fa per te!
Ciao a tutti e a tutte bentornati in un nuovo articolo del blog di Thesis 4u, la startup innovativa che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende, grazie alle tesi di laurea in azienda.
In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza: cos’è il voto di laurea, come si calcola, quando è importante davvero e qual è il suo peso nel mondo del lavoro e nell’accesso a lauree magistrali o master post-laurea.
Che cos’è il voto di laurea?
Il voto di laurea è il punteggio finale che ti viene assegnato al termine del tuo percorso accademico. In Italia, viene espresso in centodecimi, da un minimo di 66/110 a un massimo di 110/110, con possibilità – se hai avuto un percorso eccellente – di ottenere anche la lode.
Nonostante questo, nessuno è mai riuscito a laurearsi con 66, di fatto i voti più comuni oscillano tra 90 e 105, mentre il 110 e lode è riservato ai casi in cui si combinano ottime medie, tesi di qualità e una valutazione favorevole della commissione.
Come si calcola il voto di laurea?
Non esiste un unico metodo di calcolo valido per tutte le università: ogni ateneo, e talvolta ogni corso di laurea, adotta un proprio regolamento. Tuttavia, la maggior parte segue una logica simile, che può essere riassunta in tre fasi principali.
1. media ponderata degli esami
Innanzitutto si calcola la media dei voti degli esami, ma non si tratta di una media semplice: è ponderata in base ai CFU (Crediti Formativi Universitari). Gli esami più pesanti, ovvero con più crediti, influenzano di più il risultato finale.
Vi riporto un esempio pratico con tre esami che potete trovare anche qui!
- Esame A: 30/30, 12 CFU
- Esame B: 28/30, 6 CFU
- Esame C: 25/30, 6 CFU
Seguendo l’esempio pratico, la media ponderata si calcola così:

2. Conversione del voto di laurea in centodecimi
Una volta ottenuta la media ponderata in trentesimi, questa viene convertita in centodecimi per determinare la base del voto di laurea. La formula comunemente utilizzata è:

Continuando con l’esempio precedente:

3. Punti extra che contribuiscono al voto di laurea
Al voto base possono essere aggiunti punti extra per attività o meriti particolari, come:
- Tesi di laurea: solitamente dai 5 agli 8 punti disponibili, a discrezione della commissione. Per le tesi sperimentali a volte si raggiungono anche gli 11 punti.
- Erasmus o esperienze internazionali: 1-2 punti.
- Stage o tirocini curricolari: 1 punto.
- Lodi negli esami: alcune università attribuiscono 0,3 o 0,5 punti per ogni lode ottenuta.
Naturalmente questi parametri variano in base all’Ateneo, quindi l’invito è sempre quello di informarsi sui siti accademici.
4. Voto di laurea con la lode
La lode viene attribuita quando il punteggio finale raggiunge o supera il 110, e la commissione decide di riconoscere il percorso come eccellente.
Tuttavia, non è automatica, e alcune università richiedono un voto minimo in partenza (ad esempio, almeno 104) per poterti assegnare la lode, oppure devi avere almeno un esame registrato con lode.
Per conoscere con precisione il metodo adottato nella propria università, è sempre consigliabile consultare il regolamento didattico del proprio corso di laurea.
Ogni ateneo infatti può avere criteri differenti. Siti utili includono quelli dell’Università degli Studi di Milano (unimi.it), dell’Università di Bologna (unibo.it) e del Politecnico di Milano (polimi.it).
Cosa pensano le aziende del voto di laurea?
Molti HR Manager intervistati da testate specializzate come Il Sole 24 Ore concordano sul fatto che il voto di laurea alto sia una buona indicazione di impegno e costanza, ma non è sufficiente.
Un candidato laureato con 110, ma senza esperienze concrete risulta spesso meno interessante rispetto a un altro che ha ottenuto un voto minore ma con due tirocini qualificati. La lode, soprattutto, può impressionare in fase di selezione, ma non viene considerata un fattore determinante.
Quanto conta il voto di laurea?
La rilevanza del voto di laurea nel mondo del lavoro dipende molto dal tipo di carriera che si vuole intraprendere e dal contesto lavorativo. In alcuni casi, può fare una grande differenza.
Ad esempio, per accedere a una posizione in una grande azienda, soprattutto se multinazionale come Unicredit o Amazon, è spesso richiesto un punteggio minimo compreso tra 100 e 105.
Allo stesso modo, nei concorsi pubblici il voto di laurea può influire direttamente sulla valutazione complessiva del candidato, risultando decisivo per la graduatoria.
Anche chi intende partecipare a master post-laurea, specialmente quelli più selettivi e prestigiosi, si troverà spesso a competere con altri studenti in base anche al voto di laurea.
Tuttavia, esistono anche numerosi contesti in cui il voto di laurea ha un peso molto più limitato. Dopo uno o due anni di esperienza lavorativa, infatti, il punteggio finale perde progressivamente importanza, lasciando spazio alla valutazione delle competenze acquisite sul campo, delle soft skills e dei risultati ottenuti.
In settori pratici o creativi, come quelli legati al design, alla comunicazione, al giornalismo o all’imprenditoria, il voto è spesso marginale. Lo stesso vale per le piccole e medie imprese o per le start-up, che tendono a privilegiare motivazione, flessibilità e spirito d’iniziativa.
I dati raccolti da AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario che studia l’occupabilità dei laureati, confermano che il voto di laurea incide soprattutto nei primi mesi dopo la laurea.
Nel loro report 2023 si legge chiaramente che i laureati con voti superiori a 105/110 hanno maggiori probabilità di trovare lavoro entro un anno dalla fine degli studi rispetto a chi ha ottenuto punteggi inferiori.
Nonostante ciò, AlmaLaurea sottolinea che il voto di laurea non è mai da considerare in isolamento. A influenzare l’occupabilità sono anche altri elementi chiave come il tipo di corso di laurea scelto, l’università frequentata, e le attività extracurriculari, come tirocini, scambi internazionali o progetti speciali.
Ad ogni modo, dopo i primi 2-3 anni di esperienza lavorativa, il voto di laurea perde progressivamente importanza. Le aziende iniziano a guardare ad altri aspetti: progetti realizzati, esperienze, competenze trasversali, capacità relazionali.
Anche in ambito universitario ci sono delle differenze. Alcune lauree magistrali prevedono un requisito minimo di voto per l’ammissione. Ad esempio, corsi di economia, finanza o ingegneria gestiti da atenei come Bocconi, Politecnico di Milano o Luiss possono richiedere un punteggio equivalente o superiore a 100/110.
Nel caso dei master universitari o dei master executive, il voto è solo uno dei tanti fattori: spesso contano di più le motivazioni personali, le esperienze lavorative e le lettere di presentazione.

Voto di laurea: vale la pena rincorrere la lode?
Risposta: dipende da cosa stai sacrificando per ottenerlo.
Se per puntare a un voto eccellente stai rinunciando a uno stage formativo, a un Erasmus o stai prolungando la laurea di un anno, forse no. Un 95 con buone esperienze può essere molto più utile di un 110 senza nulla nel CV.
Cercare a tutti i costi il 110 e lode può rivelarsi controproducente, specialmente se comporta il rinvio della laurea, la rinuncia a esperienze importanti o un carico eccessivo di stress.
Un voto dignitoso ottenuto nei tempi previsti, accompagnato da un curriculum ricco di esperienze reali, è spesso una scelta molto più saggia. Le aziende cercano persone complete, non solo studenti modello.
Voto di laurea alto: punta sugli esami giusti
Hai mai realizzato che alcuni esami valgano più di altri? Non parliamo di difficoltà, ma di impatto reale sulla tua media finale. Se il tuo obiettivo è un voto di laurea alto, magari la famosa lode, è bene concentrarsi sugli esami che pesano di più sulla media.
A ogni esame corrisponde un numero di CFU (Crediti Formativi Universitari) e quelli con un carico maggiore influenzano di più la tua media. Tradotto? Prendi voti alti dove i CFU sono alti, e la tua media schizzerà verso l’alto in modo decisamente più efficace.
Oltre agli esami, c’è un altro asso nella manica: la tesi. Scegliere un argomento stimolante, prepararsi bene e creare una relazione solida con il proprio relatore può fare la differenza, anche fino a 8 punti in più sul voto finale. E questo può bastare a trasformare un 103 in un 110.
E non è finita qui. Esperienze come Erasmus, stage curriculari o progetti internazionali non sono solo arricchimenti personali: in molte università valgono anche punti aggiuntivi.
Ma attenzione: ogni facoltà fa storia a sé, quindi il consiglio è uno solo: leggi attentamente il regolamento del tuo corso. Potresti scoprire dettagli che fanno la differenza.
Una raccomandazione che suona banale, ma che è fondamentale: non ridurti all’ultimo. La tesi è un lavoro complesso e spesso sottovalutato, che richiede concentrazione e tempo. Qui da Thesis 4u lo sappiamo bene: arrivare stanchi e in affanno alla fine del percorso è il modo più sicuro per compromettere il risultato.
Il voto di laurea è importante, sì, ma non è il tuo valore. È solo un numero che racconta una parte del tuo percorso — una sintesi imperfetta di anni di studio, crescita e trasformazione. Non dice nulla sulle tue capacità di adattarti, di lavorare in team, di avere idee brillanti o di affrontare un imprevisto con lucidità.
Ci sono percorsi professionali dove serve puntare al massimo. In altri, invece, un buon voto e una laurea in tempo sono più che sufficienti. Il segreto è, come sempre, non trascurare tutto il resto: le esperienze, le soft skills, le lingue, le passioni, persino i fallimenti.
In fondo, un 98 con uno stage all’estero e un progetto personale realizzato può pesare più di un 110 senza altro da raccontare.
Fai del tuo meglio oggi. Sii curioso, coerente, creativo. E il resto arriverà. Con o senza lode.