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Hai mai pensato che aiutare gli altri potesse aiutare anche te? Una studentessa di Thesis ci racconta come il volontariato ha arricchito il suo bagaglio e il suo curriculum!

Ciao a tutti e a tutte bentornati in un nuovo articolo del blog di Thesis 4u, la startup innovativa che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende, grazie alle tesi di laurea in azienda.

Se sei uno studente universitario, probabilmente vivi con l’agenda piena, tra esami, lezioni, dispense da leggere e progetti da consegnare. L’idea di dover dedicare qualche ora al volontariato ti potrebbe sembrare assurda, persino una distrazione dal vero obiettivo: laurearti il prima possibile.

Ma se ti dicessimo che proprio il volontariato potrebbe essere una delle esperienze più formative e inaspettatamente utili del tuo percorso?

Abbiamo raccolto la testimonianza di una giovane volontaria, e non una qualunque, ma una delle Ambassador di Thesis 4u, nonché la responsabile del blog.

La sua storia ci ha fatto riflettere molto su quanto il volontariato possa davvero fare la differenza. Non solo nella vita degli altri, ma anche nella nostra.

Volontariato: fare qualcosa di concreto

Fare volontariato significa mettersi a disposizione della società e del bene comune. Per Laura, però, non è stata solo una scelta consapevole: è nata come una vera e propria urgenza.

Tutto è nato da un profondo senso di impotenza, trasformato in una determinazione concreta: fare qualcosa che potesse davvero incidere, anche solo in minima parte, nella vita di qualcuno. Il maltrattamento degli animali, i disastri ambientali, l’impoverimento della fauna, sono tutte ragioni sufficienti per iniziare.

Ci sarà pur qualcosa che posso fare, anche nel mio piccolo. Questo pensiero, semplice ma potente, è il motore che l’ha spinta ad andare oltre la sola consapevolezza civica, per cercare un coinvolgimento diretto.

Conoscere le realtà da vicino, vedere le difficoltà con i propri occhi, tendere una mano in modo concreto: è da qui che ha avuto inizio il suo percorso nel volontariato.

Laura ha iniziato il suo percorso scegliendo di investire in una causa che le sta particolarmente a cuore: la sostenibilità ambientale, con un’attenzione speciale alla tutela della fauna.

Racconta di aver avuto la fortuna di crescere in una zona verde a pochi passi dalla capitale, in un contesto che ha favorito il suo legame profondo con la natura. Proprio lì ha compiuto il suo primo salvataggio, un gesto semplice ma significativo che l’ha segnata.

Durante la pandemia, quell’istinto si è ripresentato. Il contatto con una vera realtà di volontariato attiva sul territorio, ha fatto scattare qualcosa dentro di lei: sentiva il bisogno di esserci, di contribuire e di far parte di quel cambiamento che per troppo tempo aveva solo immaginato.

Volontariato: le prime esperienze sul campo

La prima esperienza di volontariato è stata estremamente formativa per Laura. Tuttavia, con il tempo, gli impegni crescenti l’hanno costretta a interrompere temporaneamente questa attività. Dopo una breve pausa dedicata a riflettere sul proprio futuro, ha sentito il forte desiderio di tornare a offrire il proprio contributo alla comunità.

È così che si è avvicinata all’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, una realtà diventata ancora più significativa dopo aver partecipato a una donazione di gruppo in memoria di una persona cara.

Abbracciando questa causa, Laura ha proseguito nel suo percorso orientato al benessere dell’essere umano, lo stesso che ha coltivato anche in ambito accademico.

Parlare di benessere e assistenza, però, non significa occuparsi limitatamente alla salute fisica. Per Laura, è altrettanto fondamentale sorvegliare l’aspetto mentale e relazionale. Entrare in contatto con nuove persone, diffondere consapevolezza e sensibilizzare la collettività, sono stati i compiti più determinanti all’interno dell’associazione.

Come lei stessa ci ricorda, è essenziale accendere i riflettori su una malattia tanto democratica invitando tutti a non abbassare mai la guardia e ad adottare ogni possibile misura di prevenzione.

Attraverso piccoli gesti e parole – arricchite anche dal suo percorso di studi – Laura si impegna a offrire strumenti concreti e conoscenze accessibili. Perché conoscere significa saper riconoscere i segnali, accedere a reti di supporto e non sentirsi soli. E se anche solo una persona, grazie a questo impegno, si sente più preparata o meno spaventata, allora ogni sforzo è stato ripagato.

Le sue parole ci ricordano quanto sia urgente agire in modo concreto. Ma rappresentano anche un insegnamento per tutti noi: Laura, con la sua dedizione, ci dimostra che il sapere accumulato nel nostro percorso accademico può rivelarsi prezioso anche nei momenti più inaspettati.

Le 3 “C” del volontariato: cura, comunità e consapevolezza

Nel suo primo progetto di volontariato presso un centro di recupero per animali selvatici, Laura ha svolto numerose attività pratiche legate alla cura quotidiana degli animali.

Tra i suoi compiti principali c’erano la pulizia delle gabbie – un’attività apparentemente semplice ma fondamentale per garantire igiene e dignità agli animali – e la preparazione dei pasti. Di per sé può sembrare un lavoro monotono e fine a se stesso.

Ma la verità, è che, pur essendo un lavoro da fare singolarmente, dietro c’era un coordinamento impeccabile con altri volontari per far funzionare la macchina e garantire continua assistenza agli animali.

A supervisionare il tutto infatti, c’erano il tecnico veterinario e il responsabile del centro, pronti a intervenire in caso di emergenze, come l’arrivo improvviso di animali feriti portati dai cittadini.

Ma non è tutto. Gli animali sono meravigliosi, ma anche lavorare con le persone, persino nei giorni festivi, è altrettanto stimolante. Nella sua seconda esperienza con AIRC, Laura partecipa attivamente alla gestione degli stand solidali durante eventi annuali come la Festa della Mamma, il Natale e altre ricorrenze importanti.

Si occupa dell’allestimento dei banchetti, della sistemazione e vendita dei prodotti simbolici dell’AIRC – come azalee, arance e cioccolatini della ricerca – e della cura di tutti gli aspetti pratici: dalla preparazione dei sacchetti alla gestione del denaro e alla distribuzione del materiale.

A differenza dell’esperienza più individuale vissuta in passato, questa volta si tratta di un lavoro di squadra a tutti gli effetti, dove la collaborazione e il coordinamento con gli altri volontari sono fondamentali per la riuscita dell’iniziativa.

Un aspetto centrale del suo ruolo è il contatto diretto con la comunità. Laura ama intrattenersi con le persone che si avvicinano, anche solo spinte dalla curiosità, trasformando ogni incontro in un’occasione per sensibilizzare sul valore della prevenzione, della ricerca e della solidarietà.

Attraverso queste interazioni, il suo impegno pratico si fonde con una profonda vocazione personale: aiutare gli altri e contribuire a diffondere consapevolezza in modo semplice, autentico e concreto.

Volontariato: tra divertimento e responsabilità

Forse l’esperienza più impegnativa, ma anche la più formativa, è stata proprio la prima – ammette. Occuparsi degli animali selvatici in un centro di recupero significa confrontarsi ogni giorno con l’imprevedibilità.

Gli animali, naturalmente impauriti, non sono consapevoli che chi li accudisce è lì per aiutarli. E agiscono di conseguenza: fuggono, si difendono, si chiudono. Non sempre è facile gestirli.

Può capitare – e a Laura è capitato – di dover rincorrere un “fuggitivo” dalla gabbia. Situazioni che, con il senno di poi, si possono anche ricordare con un sorriso, ma che richiedono sangue freddo e grande consapevolezza. Per questo, ogni movimento va dosato con attenzione.

Gli animali percepiscono le emozioni umane: un gesto affrettato, un approccio sprovveduto, possono spaventarli ancora di più. Serve delicatezza, rispetto, ma anche responsabilità. Nulla va improvvisato: ogni azione deve essere guidata da chi ha esperienza, perché ogni specie ha bisogni specifici e precisi.

Queste esperienze, seppur intense, regalano anche momenti di leggerezza e di connessione autentica con il mondo naturale. Ed è proprio nel fragile equilibrio tra rigore e spontaneità che si nasconde il valore profondo del volontariato.

La seconda esperienza di Laura – iniziata più di recente – non ha ancora avuto lo stesso carico di imprevisti, ma il potenziale per nuove sfide è sempre dietro l’angolo.

Una riflessione, però, ci ha colpito particolarmente:

“Il volontariato non è tempo sottratto allo studio. È un’opportunità che ha dell’inaspettato.”

Un messaggio chiaro, soprattutto dopo un periodo come quello della pandemia, in cui il tempo sembrava essersi diluito.

Dedicare anche solo qualche ora alla settimana al volontariato può aiutare a ritrovare un ritmo, una struttura, ma soprattutto un senso di motivazione. È un modo per riscoprire il valore delle relazioni umane, della presenza, della responsabilità condivisa.

Volontariato: fa bene al cuore, oltre che al curriculum!

Certo, il volontariato può arricchire il curriculum, aggiungendo competenze e nuove voci da inserire. Ma il vero valore aggiunto va ben oltre le esperienze che si possono riassumere in una tabella.

Mi ha aiutata tantissimo con la timidezza – racconta Laura – All’inizio avevo paura di sbagliare, ero molto insicura. Poi, col tempo, ho imparato a gestire gli imprevisti, a relazionarmi meglio con le persone, ad aprirmi.

Le competenze tecniche e le soft skills sono certamente importanti, ma ciò che il volontariato restituisce è molto più profondo: fiducia in se stessi, senso di responsabilità, capacità di comunicare con persone diverse.

Durante gli eventi AIRC, ad esempio, Laura si è trovata fianco a fianco con volontari di ogni età: studenti, giovani lavoratori, pensionati, e anche persone di oltre ottant’anni. Questo scambio intergenerazionale è un’occasione preziosa per confrontarsi, uscire dalla propria bolla, arricchirsi umanamente.

Magari ti starai chiedendo: Ma interessa davvero ai recruiter se ho fatto volontariato? La risposta è sì.

Perché il volontariato parla di te: racconta i tuoi valori, la tua capacità di metterti in gioco, il tuo spirito di iniziativa. Anche se non ha nulla a che fare con il tuo percorso di studi, dimostra il tuo impegno, la tua volontà di fare la differenza. E queste sono qualità sempre più richieste in ogni contesto lavorativo.

Laura ha notato un grande cambiamento, non tanto nei suoi valori, quelli si sono solo rafforzati – ma nel modo di vivere e affrontare il mondo. Fare qualcosa di concreto per gli altri le dà un senso di pace profonda, la fa sentire utile, la fa andare a letto più serena. Una sensazione, dice, che non ha prezzo.

Le prime esperienze non sono state facili. La paura di sbagliare, l’insicurezza tipica di chi si confronta con qualcosa di nuovo, erano molto presenti. Ma è stato proprio il contatto con l’altro – una chiacchiera, una battuta, il bisogno di raccontarsi – a farle superare quegli ostacoli.

Imparare a gestire situazioni impreviste, sia con le persone che con gli animali, l’ha aiutata a sviluppare problem solving, flessibilità, e soprattutto, a migliorare nella comunicazione.

Saper parlare con l’altro, tenendo conto delle sue differenze, rende ogni esperienza più ricca. Perché quando ti apri, anche l’altro spesso si apre. E da questo scambio nascono relazioni autentiche, incontri che ti restano dentro.

Quindi perché fare volontariato?

Perché ti fa bene. Ti arricchisce. Ti permette di toccare con mano temi che magari studi solo sui libri. Ti mette in gioco. Ti fa conoscere persone nuove. Ti fa sentire utile. E sì, ti aiuta anche a capire meglio chi sei.

Quindi no, il volontariato non è solo una voce in più sul CV. È un’esperienza che ti forma, ti cambia e ti accompagna. E quando ti troverai davanti a un colloquio, magari sarà proprio quel racconto sul banchetto dell’AIRC o sul riccio salvato a fare la differenza.

Il volontariato per il tuo futuro: cosa vede il tuo datore di lavoro?

Per Laura, il volontariato non ha influenzato direttamente le sue scelte accademiche, perché aveva già chiaro quale sarebbe stato il suo percorso. Tuttavia, ha rappresentato un modo per coltivare e rafforzare valori personali in cui crede profondamente.

Dopo il periodo del Covid, in cui le giornate sembravano tutte uguali e il tempo aveva perso significato, dedicare alcune ore fisse a settimana al volontariato ha contribuito a ristabilire un ritmo.

Proprio come un lavoro, richiede organizzazione, impegno, costanza. Ma, a differenza di un’altra qualsiasi attività extracurriculare, porta con sé anche una ricchezza umana difficile da quantificare.

L’obiettivo del volontariato non è il ritorno personale o la strategia di carriera. Si fa per dare agli altri. Ma proprio in questo “dare”, si ricevono anche competenze e strumenti.

Per chi non ha ancora avuto esperienze professionali, il volontariato può diventare il primo vero banco di prova sul campo: si impara a collaborare, a risolvere problemi, a gestire il tempo, a comunicare in modo efficace.

E per un futuro datore di lavoro, tutto questo conta. Il volontariato è una storia da raccontare. Rivela interessi autentici, iniziativa, capacità di mettersi in gioco. Anche se le attività svolte non coincidono direttamente con il lavoro che si ambisce a fare, parlano del candidato, della sua visione del mondo, della sua sensibilità.

Basta pensare a chi sceglie di fare volontariato in un’associazione per la tutela dell’ambiente: non importa se sta cercando lavoro in ambito economico, sanitario o creativo – quella scelta racconta valori forti, coerenza, consapevolezza.

Ogni esperienza , anche apparentemente lontana dal percorso professionale, può rivelarsi significativa. E il volontariato, tra tutte, è una delle più ricche di senso.

Hai mai pensato di iniziare un’attività di volontariato? Faccelo sapere su tutti i nostri social!