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Ciao a tutti e a tutte bentornati/e in in un nuovo articolo del blog di Thesis 4u, la startup innovativa che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende, grazie alle tesi di laurea in azienda.

Oggi parliamo di un tema tanto delicato quanto importante: la salute mentale dei dottorandi. Se hai intrapreso o stai pensando di intraprendere un percorso di dottorato, saprai già che è un’esperienza straordinaria ma anche molto impegnativa.

Essere un dottorando significa immergersi completamente nella ricerca, affrontare sfide accademiche e personali, e spesso trovarsi di fronte a situazioni che possono mettere a dura prova il benessere mentale.

Precarietà, stipendi bassi, orari di lavoro infiniti e la costante pressione per pubblicare risultati significativi sono solo alcuni dei fattori che possono rendere il dottorato un percorso estenuante e minare la salute mentale dei dottorandi.

A questi si aggiungono spesso la solitudine, la mancanza di supporto strutturato e, in alcuni casi, un ambiente accademico competitivo o poco collaborativo. Tutti elementi che, nel lungo periodo, possono influire negativamente sull’equilibrio emotivo e psicologico.

Ma non sei solo/a. Questo tema è sempre più al centro dell’attenzione, e sempre più ricercatori condividono le loro esperienze per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere soluzioni efficaci per migliorare la salute mentale dei dottorandi.

In questo articolo, esploreremo le sfide più comuni per la salute mentale dei dottorandi e condivideremo alcuni suggerimenti per affrontarle, ricordando che chiedere aiuto non è mai un segno di debolezza, ma un atto di coraggio!

salute mentale dei dottorandi

Il tema della salute mentale dei dottorandi non è sicuramente recente. Sono infatti molti gli studi a riguardo dal 2000 in poi ed evidenziano una realtà preoccupante: molti dottorandi sono mentalmente sofferenti. Le ragioni di questa sofferenza sono diverse e sono legate a stipendi, orari e spesso anche a discriminazione di diversa tipologia.

Un articolo del Sole24Ore riguardo alla salute mentale dei dottorandi approfondisce l’argomento analizzando le statistiche del sondaggio effettuato dall’editoriale di Nature. Il sondaggio è stato condotto su 6.300 studenti di dottorato di tutto il mondo, ed ha evidenziato quanto la salute mentale di molti dottorandi sia messa a dura prova.

“L‘ansia e la depressione negli studenti di dottorato sta peggiorando. La salute mentale dei dottorandi ha bisogno di un cambiamento sistematico nel modo di fare ricerca”, affermano gli autori del sondaggio. Secondo i dati, il 75% degli intervistati si dichiara complessivamente soddisfatto dell’esperienza di ricerca, ma il 36% ha cercato supporto per ansia o depressione durante il percorso.

Rispetto a due anni prima, quando il 78% dei partecipanti si dichiarava soddisfatto, si nota un lieve calo del benessere percepito. Inoltre, quasi il 40% dei dottorandi afferma che il percorso non ha rispecchiato le aspettative iniziali, e solo il 10% dichiara che l’esperienza ha superato le previsioni, un netto calo rispetto al 23% registrato nel 2017.

Un ulteriore 40% lamenta un insoddisfacente equilibrio tra vita privata e lavoro, con il 76% degli intervistati che dichiara di lavorare più di 41 ore settimanali e un quarto che supera regolarmente le 12 ore al giorno. In molti riportano che la cultura accademica promuove orari eccessivi, talvolta inclusi turni notturni.

Le condizioni lavorative non sono sempre serene: il 20% dei dottorandi ha dichiarato di aver subito molestie o discriminazioni personali, e una quota analoga ha denunciato episodi di bullismo, con una prevalenza maggiore tra le donne (25%) rispetto agli uomini (16%).

Nonostante tutto, solo un terzo degli intervistati ritiene che l’università offra un supporto psicologico adeguato, e appena il 28% considera il proprio supervisore consapevole delle difficoltà mentali che affrontano.

Infine, Nature evidenzia come, in Svezia, la necessità di farmaci psichiatrici aumenti con la durata degli studi: al quinto anno, i dottorandi hanno il 40% di probabilità in più di farne uso rispetto all’anno prima di iniziare il programma, a dimostrazione del fatto che la salute mentale dei dottorandi sia messa davvero a dura prova durante il percorso.

salute mentale dei dottorandi

Per rispondere a questa domanda l’ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia ha presentato un’ indagine sulle condizioni di lavoro e la salute mentale dei dottorandi. Si tratta della prima analisi mai realizzata a livello nazionale per sondare lo stato di benessere dei dottorandi in corso.

L’indagine, che ha coinvolto oltre 7.000 dottorandi, rappresentando circa un sesto della popolazione totale, ha messo in luce una situazione critica riguardo alle loro condizioni economiche, lavorative e di soddisfazione generale.

I fattori principali che incidono sul benessere e sulla salute mentale dei dottorandi sono precarietà economica e qualità lavorativa scadente. Da un lato, molti dottorandi vivono in condizioni di insicurezza finanziaria e contrattuale, dall’altro devono affrontare un carico eccessivo di mansioni in ambienti spesso ostili e discriminatori.

In particolare, il 15% degli intervistati fatica ad arrivare a fine mese, una percentuale in crescita rispetto al passato, mentre una fascia significativa riesce a farlo solo con grandi sacrifici. A fronte di retribuzioni inadeguate e di prospettive lavorative inesistenti, il 25% dei dottorandi in Italia lavora più di 45 ore settimanali. Questo quadro rappresenta un mix insostenibile, con inevitabili conseguenze sulla salute fisica e mentale.

Le difficoltà risultano ancora più gravi per chi appartiene a minoranze sociali o culturali: tra queste, le donne, i ricercatori umanistici e chi opera negli atenei del Sud Italia, gruppi che subiscono dinamiche sfavorevoli più spesso.

Alla precarietà economica e alla mancanza di equilibrio tra vita privata e lavoro si somma una diffusa disillusione verso il futuro accademico. Ben l’88% dei partecipanti percepisce un’incertezza significativa riguardo alla carriera, e oltre metà di coloro che inizialmente aspiravano a restare nel mondo accademico italiano abbandonano successivamente questa idea.

Questo disincanto è alimentato anche dalla qualità spesso inadeguata del rapporto con i tutor. Una supervisione insufficiente aggrava lo stress legato al lavoro e rende impossibile pianificare con efficacia il proprio futuro professionale, privando i dottorandi di contatti e strumenti essenziali per trovare nuove opportunità lavorative.

salute mentale dei dottorandi

Come hai potuto vedere la salute mentale dei dottorandi è una tematica di primaria importanza che merita attenzione e interventi concreti. Gli studi e le indagini condotti negli ultimi anni hanno fatto emergere una realtà preoccupante! Come possiamo migliorare questa situazione? Servono misure che intervengano su tutti i livelli: economico, lavorativo, sociale e psicologico.

Secondo noi di Thesis 4u il primo passo fondamentale per migliorare la salute mentale dei dottorandi potrebbe essere quello di migliorare le condizioni economiche. Molti di loro faticano ad arrivare a fine mese, e la precarietà finanziaria è una delle principali fonti di stress.

Adeguare gli stipendi al costo della vita è un intervento necessario, così come ridurre il lavoro non retribuito, come insegnamenti o attività di supporto alla ricerca che spesso si aggiungono ai carichi già elevati senza compensi adeguati. Un altro intervento positivo potrebbe essere l’introduzione di benefit come piani sanitari e agevolazioni per i trasporti, per alleviare ulteriormente il peso economico.

Accanto al tema economico, sarebbe di cruciale importanza affrontare il sovraccarico di lavoro che caratterizza la vita di molti dottorandi. Secondo i dati di Nature, oltre il 76% lavora più di 41 ore settimanali, con un quarto che supera addirittura le 12 ore al giorno. Questa “cultura del sacrificio” non solo aumenta il rischio di burnout, ma mina anche l’equilibrio tra lavoro e vita privata e di conseguenza la salute mentale dei dottorandi.

Per invertire questa tendenza, bisognerebbe stabilire dei limiti chiari agli orari di lavoro e promuovere un ambiente che rispetti il diritto al riposo e al tempo libero, ad esempio incentivando iniziative come programmi sportivi o sociali, che favoriscano il benessere psico-fisico.

Un altro elemento chiave è la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso. Dati allarmanti rivelano che un quinto dei dottorandi ha subito discriminazioni. Per contrastare questi fenomeni, le università potrebbero per esempio offrire supporto legale e psicologico alle vittime.

Allo stesso tempo, è importante che anche supervisori e personale accademico siano formati su tematiche di inclusività e rispetto, per prevenire comportamenti tossici e promuovere un clima lavorativo sano. La diversità dovrebbe essere valorizzata!

Altra questione importante riguarda il supporto psicologico, ad oggi spesso inadeguato. Anche se una buona parte degli atenei offre servizi di consulenza, molti dottorandi non li considerano sufficienti o facilmente accessibili. Questi servizi dovrebbero essere ampliati per venire incontro a dottorandi (e anche studenti), e dovrebbe esserne garantita la gratuità e la riservatezza ovviamente.

Infine, ma non meno importante, bisognerebbe incentivare la pianificazione del futuro. L’incertezza sulla carriera è uno dei fattori di maggiore stress per i dottorandi, con l’88% degli intervistati che dichiara di percepire instabilità per il proprio futuro professionale. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di offrire workshop e corsi di orientamento per aiutare i giovani ricercatori a esplorare opportunità dentro e fuori dal mondo accademico.

Inoltre, sensibilizzare tutta la comunità accademica, dai dottorandi ai supervisori, sull’importanza della salute mentale dei dottorandi potrebbe aiutare a rompere il tabù attorno a questi temi.

salute mentale dei dottorandi

Chiaramente l’obiettivo di questo articolo non è quello di screditare l’esperienza del dottorato. Come forse saprai noi collaboriamo con diversi dottorandi nelle università italiane e molte delle testimonianze che riceviamo sono positive. Purtroppo però queste indagini effettuate sulla precarietà della salute mentale dei dottorandi costituiscono una triste realtà.

Il dottorato di per sé è un’esperienza unica che offre ai ricercatori l’opportunità di esplorare temi complessi, contribuire al progresso scientifico e sviluppare competenze avanzate.\

I dottorandi conducono esperimenti, raccolgono dati, analizzano risultati e pubblicano articoli in riviste scientifiche, partecipando attivamente al dibattito accademico internazionale e contribuiscono al progredire della società in cui viviamo grazie alla ricerca.

Il dottorando ha la possibilità di esplorare diverse dimensioni della vita accademica avendo la possibilità di organizzare seminari, tenere lezioni, collaborare con altri gruppi di ricerca e partecipare a conferenze che li mettono in contatto con esperti del settore. Tuttavia, proprio queste attività, se non bilanciate con un adeguato supporto, possono diventare fonte di pressione.

L’intensità del lavoro, le scadenze stringenti e l’incertezza legata ai risultati possono generare stress significativo.

Questa molteplicità di ruoli, pur essendo stimolante, può risultare opprimente se manca un adeguato supporto istituzionale. Eppure, è proprio nelle sfide che il dottorato può diventare un’opportunità trasformativa: imparare a gestire progetti complessi, sviluppare resilienza e costruire una rete di contatti sono esperienze che rafforzano non solo il profilo professionale ma anche la capacità di affrontare il futuro con maggiore fiducia.

Se le istituzioni riconoscessero appieno il carico di lavoro e le difficoltà emotive e psicologiche dei dottorandi, fornendo risorse per la salute mentale, un ambiente di lavoro inclusivo e un mentoring efficace, le difficoltà potrebbero trasformarsi in strumenti di crescita.

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