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Hai mai pensato che la tesi di laurea potesse essere un progetto creativo a cui lavorare con i tuoi amici? Se la risposta è no, siamo qui per farvi ricredere e raccontarvi Avocartel: la realtà che denuncia la criminalità nascosta dietro la produzione di avocado. 

Ciao a tutti e a tutte bentornati in un nuovo articolo del blog di Thesis 4u, la startup innovativa che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende, grazie alle tesi di laurea in azienda.

Avocartel: chi sono le fondatrici?

Avocartel nasce all’interno del corso di Sintesi Finale del terzo anno del Corso di Laurea Triennale in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano. Questo laboratorio, incentrato sul design speculativo, è un contesto fertile per l’esplorazione creativa e la sperimentazione progettuale.

Prima di approfondire questo progetto ricco di spunti, è doveroso presentare le sei co-fondatrici di Avocartel: Elisa, Sonia, Arianna, Sara, Letizia e Rachele.
Si conoscevano di vista prima dell’inizio del corso, questo ha agevolato la collaborazione, permettendo loro di costruire fin da subito un team affiatato. Le loro personalità diverse e complementari hanno arricchito l’esperienza, contribuendo a un risultato finale soddisfacente.

Il punto di forza? Organizzazione e suddivisione dei compiti. Tutte hanno preso parte alla fase ideativa, sentendosi pienamente coinvolte nella nascita del concept. Durante la realizzazione, invece, ciascuna ha potuto esprimere al meglio le proprie attitudini, assumendo ruoli ben definiti:

  • Arianna Albertini ha progettato un prototipo interattivo.
  • Elisa Bruschi si è dedicata alla creazione della bilancia di Avocartel, di cui parleremo più avanti.
  • Sonia Cattaneo occupata della comunicazione visiva e dell’identità del brand.
  • Sara Chini, fotografa certificata, ha curato la parte visuale del progetto.
  • Letizia Luraghi e Rachele Tarateo hanno curato la comunicazione e la divulgazione, lavorando al sito web, alla pagina Instagram, ai contenuti editoriali e al copywriting.

Saper lavorare in gruppo non è mai scontato: richiede capacità di ascolto, mediazione e disponibilità al compromesso. In questo caso, però, il clima che si è instaurato è stato tutt’altro che conflittuale.

Collaborazione, rispetto e solidarietà sono stati gli elementi fondanti del gruppo. Nessuno spazio per l’imbarazzo o per i giudizi sterili: al contrario, l’esperienza è stata vissuta come un’occasione di crescita condivisa, tanto produttiva quanto gratificante.

Il concept di Avocartel

Avocartel nasce da una ricerca approfondita sull’avocado, un frutto che negli ultimi anni è diventato simbolo di benessere, sostenibilità e lifestyle globale. Al di là delle sue qualità nutrizionali e culturali, il progetto intende indagare le dinamiche sociali, economiche e ambientali nascoste dietro il suo crescente consumo.

Durante l’indagine, è emerso un aspetto spesso trascurato dai consumatori: il ruolo del Messico — principale esportatore mondiale di avocado — all’interno di una rete di interessi molto più complessa.

Da circa un decennio, infatti, diversi cartelli della droga hanno iniziato a investire nel mercato dell’avocado, attirati dalla sua redditività e dalla natura legale del prodotto. L’avocado è così diventato una merce “pulita” attraverso cui le organizzazioni criminali riciclano e diversificano i propri guadagni.

L’idea centrale di Avocartel è proprio questa: stimolare una riflessione critica su un prodotto di uso quotidiano che, dietro l’apparenza innocua, può nascondere conseguenze gravi e spesso invisibili.

A rappresentare simbolicamente questo messaggio, c’è la bilancia: da un lato misura il peso fisico del frutto, dall’altro rappresenta il peso morale, sociale e ambientale della sua filiera produttiva.

Particolare attenzione è stata dedicata alla regione messicana del Michoacán, cuore pulsante della produzione di avocado e territorio sotto il controllo di cartelli criminali.

Qui, la popolazione locale è spesso vittima di violenze, estorsioni e minacce, a proposito, le ragazze ci hanno raccontato di aver avuto il privilegio di raccogliere testimonianze dal vivo.

Durante il Salone del Mobile alcune persone attirate dal progetto, hanno confermato queste dinamiche attraverso il loro vissuto: questi racconti hanno reso tangibile la pressione esercitata dalle bande armate sulle comunità, le quali vengono costrette a cedere denaro, beni o terre sotto minaccia costante.

Ma la criminalità non si ferma qui. Nell’indagine sono emerse anche gravi problematiche ambientali legate alla coltivazione intensiva dell’avocado: consumo eccessivo di acqua, deforestazione e perdita di biodiversità.

Avocartel si sviluppa come un’esplorazione speculativa, ispirata dal “What if?”: E se il frutto più trendy del momento fosse parte di un sistema basato su sfruttamento, violenza e disuguaglianza?

Ambientato in un futuro plausibile, nel 2028, Avocartel immagina un mondo in cui l’ONU introduce una legge che obbliga i commercianti di avocado a dichiarare i costi sociali associati alla produzione del frutto.

In questo scenario, Avocartel emerge come un brand dominante che abbraccia questa normativa, proponendo un nuovo modo di raccontare il prodotto attraverso una bilancia intelligente: un dispositivo capace di comunicare, oltre al peso fisico, anche quello etico.

Libre: la bilancia di Avocartel

Il progetto Avocartel ha preso forma anche grazie al recupero di una vecchia bilancia analogica, salvata dalla rottamazione grazie al padre di una delle ragazze. Questo oggetto è stato trasformato in un dispositivo interattivo capace di comunicare, con tono critico e ironico, le implicazioni nascoste nella filiera dell’avocado.

La bilancia originale era meccanica, basata su molle e leve che muovevano una lancetta. Il primo passo è stato capire a fondo il suo funzionamento, per modificarla senza alterarne il meccanismo. L’obiettivo era affiancare al sistema analogico una componente digitale, senza perdere l’esperienza d’uso intuitiva dell’oggetto.

Per lo sviluppo del prototipo interattivo, le ragazze hanno utilizzato la piattaforma Arduino. Al centro del sistema è stata inserita una cella di carico, componente tipica delle bilance digitali, in grado di rilevare il peso con precisione.

Il peso rilevato veniva elaborato tramite un codice Arduino scritto da loro. Il sistema convertiva il dato numerico in informazioni simboliche legate alla criminalità messicana coinvolta nella produzione di avocado.

A ogni carico pesato corrispondeva una quantità di crimini necessari a garantirne la produzione, creando un collegamento diretto tra un gesto quotidiano e il suo impatto sociale nascosto.

I dati della bilancia venivano elaborati in due modalità: la prima era una rotazione angolare di lancette 3D, azionate da motori stepper, che indicavano effettivamente il peso dei crimini. La seconda era la stampa di uno scontrino, in stile supermercato, che mostrava non solo peso e prezzo, ma anche il numero e la tipologia di crimini legati alla quantità di avocado pesato.

I pittogrammi rappresentavano le principali categorie di violenza: sfruttamento lavorativo, assalti armati, rapimenti e omicidi. Il linguaggio visivo scelto è semplice ma d’impatto, adatto a veicolare messaggi forti in modo immediato.

Comunicare Avocartel

Partendo da dati reali, le ragazze di Avocartel hanno immaginato uno scenario futuro ambientato nel 2028, che appare tutt’altro che lontano. Il loro obiettivo è chiaro: stimolare una riflessione profonda e consapevole sulle problematiche legate al consumo di avocado, spesso percepito come innocuo, salutare e “green”.

Da questa osservazione nasce il concept si propone di esasperare volutamente questa connessione per dare forma a un futuro iperrealistico in cui tali dinamiche sono rese visibili e innegabili.

Pur trattando tematiche complesse e critiche, le ragazze hanno scelto di non rappresentare questo futuro in chiave cupa o drammatica.

Le ragazze hanno costruito un universo narrativo coerente, dando vita al brand Avocartel—unione di “avocado” e “cartel”, che riassume la duplicità del progetto. Il payoff, Más compra, más vida, suona bene nelle orecchie, ma cela un significato oscuro: ogni acquisto alimenta un sistema di violenza, ed è proprio su questo dualismo che vuole puntare il progetto.

Il sistema visivo si ispira a due mondi opposti: da un lato, la vivacità popolare messicana, fatta di colori accesi e forme morbide; dall’altro, l’estetica minacciosa dei cartelli della droga. Il risultato è un linguaggio pop crime: ironico ma inquietante, accattivante ma critico.

Anche il logo è stato curato nei minimi dettagli. La tipografia, derivata dal font Tropica Island, è stata modificata per migliorarne la leggibilità. La palette cromatica comprende colori simbolici come il verde pulpa, verde hass, che riprende la tipologia di avocado, e rosso-vida, una tonalità che richiama insieme sangue e vitalità.

La comunicazione offline ha incluso una serie di poster fotografici, costruiti per generare ambiguità. Le immagini mescolavano ironia e inquietudine, con copy provocatori come Imponi il vero gusto o Una fame micidiale, e dettagli visivi volutamente contrastanti: mani guantate, frutti troppo lucidi, colori saturi.

L’esperienza utente si sviluppava in tre fasi: scoperta del brand, interazione con la bilancia e coinvolgimento nella narrazione. Il progetto si basa sul concetto di gap di conoscenza: l’utente, attratto da un’estetica giocosa, scopre a poco a poco il messaggio, e viene spinto a porsi delle domande.

Le reazioni del pubblico durante l’esposizione sono state varie. Alcuni si sono divertiti, altri hanno espresso sorpresa o disagio. Visitatori sudamericani hanno riconosciuto subito l’ironia del concept e ne hanno apprezzato il tono; altri, meno informati, hanno iniziato a porre domande, spesso allargando il discorso ai temi ambientali e sociali della filiera alimentare.

Come chiusura dell’esperienza, le ragazze hanno realizzato un video narrativo dal punto di vista ironico di un ipotetico rappresentante aziendale. Il tono è sarcastico ma non gratuito: usa l’assurdo per denunciare il reale. In un panorama segnato dal greenwashing, Avocartel sceglie la sincerità scomoda come forma di responsabilità progettuale.

Avocartel: un’invito alla riflessione

Il progetto si pone come un’operazione di design speculativo che parte dalla realtà per proporre una visione alternativa, ma credibile. Anche se Avocartel è una realtà fittizia, ciò che mostra non è poi così distante dalla realtà: tutto dipende da quali dati si decide di rendere visibili.

Inizialmente, chi interagisce con il progetto può percepire Avocartel come un brand trendy e leggero. Ma presto, attraverso dispositivi come la bilancia — che rivela il peso sociale del frutto — e attraverso lo storytelling integrato, emergono contenuti inaspettati. L’illusione cede il passo alla consapevolezza.

L’obiettivo ultimo che si propone Avocartel è proprio quello di suscitare domande. Porta il pubblico a interrogarsi sulle filiere globali, sulle responsabilità individuali e collettive, e su come le nostre scelte quotidiane — anche quelle che sembrano innocue — possano avere impatti profondi e spesso invisibili.

Il progetto Avocartel è nato nel laboratorio di design speculativo C1 del Politecnico di Milano, sotto la guida del prof. Francesco Armanno Guida.

Partendo da un’analisi dei dati sul mercato dell’avocado, il team ha sviluppato un concept critico e ironico che evidenzia il legame tra consumo occidentale e criminalità nei Paesi produttori. Sin dall’inizio, è stato scelto come progetto di tesi.

Nonostante due ragazze fossero in Erasmus durante la stesura della tesi, il lavoro è stato suddiviso in capitoli curati singolarmente e poi armonizzati in fase di revisione, impaginazione e stampa. Sono state prodotte sette copie personalizzate, segno di un impegno condiviso ma approfondito individualmente.

Presentazione e discussione

La discussione della tesi è avvenuta in data straordinaria con una presentazione ibrida: una parte teorica sul design speculativo e una performance in cui le ragazze si sono presentate come fondatrici del brand Avocartel, portando in aula anche la bilancia interattiva.

La commissione ha apprezzato l’equilibrio tra finzione e realtà riconoscendo la forza del messaggio. Le sei ragazze sono riuscite a restituire il tono ironico senza mancare di rispetto al contesto formale, come quello di una discussione di laurea.

Dopo la discussione, il gruppo ha celebrato il successo e ottenuto una menzione d’onore al San Marino Contest. Hanno anche esposto il progetto nella mostra Raw Scenarios, ricevendo ottimi feedback per la chiarezza e l’impatto della narrazione.

Gli imprevisti fanno parte del percorso, nonostante i problemi tecnici non sono mancati, il team di Avocartel ha saputo gestire l’emergenza alla perfezione, pur avendo risorse limitate. Il gruppo ha mantenuto una forte coesione, gestendo bene stress e difficoltà.

Sebbene il progetto fosse collettivo, ogni componente ha dato un contributo personale, riflettendo nella tesi un’insieme di competenze tecniche, creative e critiche.

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Il Futuro di Avocartel

Chiuso un capitolo, ecco che ne comincia un altro: cosa c’è nel futuro di Avocartel?

Le ragazze ammettono di non aver considerato la possibilità di commercializzare il loro prodotto, nonostante il successo che ha riscontrato al Salone del Mobile e non solo.

L’idea più concreta che è giunta alle fondatrici di Avocartel è stato quello di non limitarsi a esporre il progetto nelle mostre di design, ma di metterlo in pratica ad esempio, nei supermercati nel reparto frutta accompagnato da una campagna di sensibilizzazione.

L’avocado non rappresenta solo un’estetica accattivante, ma viene anche percepito come un frutto sano, in quanto “grasso buono” associato a diete salutari. Tuttavia, è importante riflettere su come questa percezione possa anche nascondere pensieri tossici, considerando il complesso processo di produzione che c’è dietro.

Inoltre è bene ricordare che il concetto di Avocartel può essere applicato a una varietà di prodotti e settori. Questo significa poter esplorare molteplici opportunità senza rimanere ancorati a un singolo ambito di vendita.

La scalabilità del progetto come già detto, dipende anche dalla scelta dei dati da presentare. È fondamentale decidere quali informazioni mostrare e come queste possono influenzare la percezione del prodotto da parte dei consumatori. Ed è proprio in questo frangente, che risiedono le tante possibilità di crescita futura di Avocartel.