Studi Scienze della Formazione Primaria e non sai su che argomento orientare la tua tesi? Leggi il nostro articolo e prendi ispirazione per il tuo elaborato!
Ciao a tutti e a tutte e bentornati ad un nuovo articolo del blog di Thesis 4u!
In questo nuovo articolo ti daremo alcuni spunti per la tua tesi in Scienze della Formazione Primaria. Se questo non è il tuo percorso di studi non preoccuparti! Nel nostro blog troverai tanti altri articoli di spunti tesi come per esempio in Informatica, Comunicazione, Filosofia e Finanza!
Dopo una breve introduzione su ciò che si studia nella facoltà di Scienze della Formazione Primaria, andremo a trattare tre argomenti interessanti, che potrebbero diventare oggetto di studio della tua tesi.
Parleremo, innanzitutto, della teoria del learning by doing del pedagogo John Dewey, per passare al tema dell’alfabetizzazione emergente e, per concludere, ti parleremo di come viene rappresentato l’autismo nella serie tv Atypical.
Ed ora iniziamo!
Spunti tesi in Scienze della Formazione Primaria: quali sono gli argomenti di studio?
Prima di darvi i nostri spunti tesi in Scienze della Formazione Primaria vorremo farvi una breve introduzione su ciò che si studia in questa facoltà e a cosa prepara.
Il Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria è una laurea a Ciclo Unico che prevede cinque anni di studio, i quali abilitano all’insegnamento all’interno delle scuole dell’infanzia e primarie.
Perciò, si presuppone di fornire le giuste conoscenze, sia pratiche che teoriche, ai futuri insegnanti del domani!
Per questo motivo, il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria fornisce conoscenze nell’ambito delle discipline psicopedagogiche, metodologiche-didattiche, tecnologiche e della ricerca.
Oltre le conoscenze teoriche, il corso di studi in Scienze della Formazione Primaria prevede anche diversi tirocini obbligatori, per mettere in pratica le conoscenze apprese durante i cinque anni.
Per fare subito degli esempi, vediamo subito gli argomenti principali studiati nel corso di studi in Scienze della Formazione Primaria:
- Pedagogia;
- Sociologia;
- Didattica;
- Psicologia;
- Sociologia dell’educazione.
Oltre questi argomenti di base, durante l’arco dei cinque anni gli studenti del corso di studi in Scienze della Formazione Primaria hanno l’opportunità di studiare a 360° le materie di studio che poi andranno ad insegnare nelle scuole, come matematica, biologia, letteratura italiana e le lingue.
Dopo questa brevissima introduzione sul corso di studi in Scienze della Formazione Primaria, andiamo subito ad approfondire alcuni argomenti di particolare interesse, che potreste utilizzare come oggetto delle vostre tesi.
Iniziamo questa carrellata con il primo spunto tesi di questo articolo, la teoria del learning by doing formulata dal pedagogo John Dewey.
Spunti tesi in Scienze della Formazione Primaria: il larning by doing e l’importanza della pratica nel processo educativo
Quante volte vi sarà successo di studiare libri su libri, nozioni su nozioni e di arrivare il giorno dell’esame con la sensazione di non ricordare più nulla. Oppure, vi sarà capitato di dimenticare tutto ciò che avevate studiato dopo poche settimane, se non dopo pochi giorni.
Tutto ciò è molto normale, in quanto le scuole italiane e anche gran parte delle università utilizzano un metodo educativo tradizionale, improntato più alla teoria che alla pratica.
A questo metodo tradizionale, un famoso pedagogo dell’Ottocento chiamato John Dewey contrapponeva un metodo innovativo, basato sì sulla teoria ma anche e soprattutto sulla pratica e l’esperienza: stiamo parlando del learning by doing.
Sicuramente se studi Scienze della Formazione Primaria ti sarà capitato di leggere più volte il nome di John Dewey, filosofo a cavallo tra Ottocento e Novecento, che rivoluzionò l’ambito pedagogico ed educativo.
Secondo lo studioso, infatti, il ruolo della scuola non doveva essere quello di formare quelli che lui chiamava gli “uditori passivi” ma doveva fornire gli strumenti per comprendere la vita e prepararsi ad essa.
Per fare ciò, le nozioni teoriche sono importanti, ma non bastano. Bisogna mettere in pratica ciò che si è imparato sui libri, attraverso il metodo educativo del learning by doing, coniato appunto da Dewey.
Vediamo, più nel dettaglio, di cosa si tratta.
Learning by doing vuol dire letteralmente “imparare facendo“, ovvero mettere in pratica ciò che si è appreso sui libri nella realtà, per comprenderlo fino in fondo.
La Treccani ci fornisce questa definizione:
“Nella teoria economica della produzione, espressione che indica il progresso tecnico, e quindi il miglioramento dell’efficienza, come risultato della familiarità con la tecnica acquisita nel corso del tempo.”
Tale tecnica didattica è da sempre considerata una delle più efficaci per memorizzare più velocemente ed in maniera più duratura i concetti appresi sui libri di scuola.
Si tratta, semplicemente, di realizzare dei lavori pratici, mettendo quindi in atto le nozioni teoriche apprese tramite lo studio. Infatti, attraverso la pratica si memorizza meglio e più velocemente e, soprattutto, si apprende un metodo.
Dewey introduce, quindi, il lavoro manuale all’interno delle scuole: le attività manuali permettono al bambino di comprendere più a fondo l’ambiente che lo circonda e di scoprire le proprie abilità, comprendendo meglio quindi anche sé stesso.
Secondo Dewey il metodo scolastico tradizionale era (ed è tutt’ora) sbagliato in quanto non pone lo studente come protagonista stesso della lezione ma come semplice uditore. Dewey si contrapponeva quindi a quel metodo di insegnamento per cui la conoscenza passa attraverso la sola lettura e memorizzazione di concetti teorici, isolati da un contesto e quindi molto spesso sterili.
È importante che lo studente capisca ciò che legge sui libri mettendolo in pratica. Per questo, è molto utile portare nelle scuole attività laboratoriali, che pongano lo studente al centro del processo di apprendimento tramite la realizzazione di lavori ed attività pratiche.
Secondo il pedagogo Dewey, l’individualità dello studente deve essere valorizzata, ponendolo al centro di un processo in cui esperienza e scoperta fanno parte del metodo educativo. Entra così in gioco la motivazione, che scatena nello studente la voglia di apprendere.
Dewey divideva le fasi dell’apprendimento del learning by doing in tre parti:
- L’osservazione;
- La ricerca di conoscenze che sono già state acquisite attraverso esperienze passate simili;
- Il giudizio finale è generato dal confronto tra l’esperienza vissuta e il contesto attuale.
Convinto delle sue idee, Dewey fondò nel 1896 la sua scuola-laboratorio a Chicago. All’interno di questa struttura, dalla quale poi ne nacquero tante altre, gli studenti venivano coinvolti in laboratori e lavori manuali, con l’aiuto ed il supporto di un insegnante e cooperando con i compagni.
In Italia, un metodo di apprendimento molto simile è quello della scuola montessoriana, sistema educativo sviluppato dalla pedagoga Maria Montessori, in cui i bambini ed i ragazzi sono incoraggiati al fare pratico ed alla collaborazione tra pari.
L’argomento del learning by doing non ti soddisfa abbastanza? Continua a leggere il nostro articolo per scoprire il secondo spunto tesi in Scienze della Formazione Primaria: l’alfabetizzazione emergente.
Spunti tesi in Scienze della Formazione Primaria: l’alfabetizzazione emergente in età prescolare
Passiamo ora al secondo spunto tesi in Scienze della Formazione Primaria che noi di Thesis 4u ti proponiamo nell’articolo di oggi: il tema è quello dell’alfabetizzazione emergente.
L’alfabetizzazione emergente riguarda tutte quelle abilità e conoscenze di lettura e scrittura da parte di un bambino di età prescolare, che quindi ancora non sa né leggere né scrivere.
Tradizionalmente, si pensa spesso che lettura e scrittura siano abilità che il bambino inizia a sviluppare durante le scuole elementari, periodo in cui iniziano ad identificare le parole scritte e a leggerle.
Ma molti studiosi non la pensano esattamente così.
Infatti la teoria dell’alfabetizzazione emergente presuppone che i bambini piccoli siano in procinto di essere alfabetizzati e che, quindi, abbiano delle capacità intrinseche a loro stessi che vanno educate e stimolate, in preparazione per la fase di apprendimento e studio appartenente alle scuole elementari.
Dove e quando nasce il concetto di alfabetizzazione emergente?
Siamo nel 1966 quando Marie Clay, ricercatrice neozelandese, introdusse questo concetto per parlare di tutti quei comportamenti che i bambini hanno con i libri ancor prima di imparare a leggerli.
Durante gli anni successivi gli studi su questo tema si intensificarono, così come l’idea che la fase di alfabetizzazione inizi già dalle scuole materne e venga influenzata sia dalle interazioni con gli adulti che tramite comportamenti ed elementi alfabetizzati.
Viviamo in una società alfabetizzata, che invia continui stimoli anche a coloro che ancora non sono alfabetizzati, come appunto i bambini di età prescolare. Entrando a contatto con il contesto familiare ed extra-familiare, il bambino inizia a familiarizzare con tutti quei segnali che riguardano il linguaggio scritto e orale, mettendo le basi per l’alfabetizzazione convenzionale.
Infatti, grazie all’aiuto e al sostegno di genitori ed educatori, il bambino potrà passare con successo dalla fase dell’alfabetizzazione emergente a quella dell’alfabetizzazione vera e propria.
Uno dei compiti più importanti della scuola primaria è quello di insegnare ai bambini a leggere e a scrivere. Molto spesso però non tutti gli studenti riescono a raggiungere livelli soddisfacenti in questo ambito. Come abbiamo già accennato, a volte la causa di ciò è da ricercare prima della fase vera e propria di apprendimento, ovvero durante il periodo della scuola dell’infanzia.
Quali sono gli ambienti ed i contesti che influenzano maggiormente l’alfabetizzazione in età prescolare?
Il contesto familiare è quello che più di tutti influenza l’alfabetizzazione emergente. Alcuni studi hanno ampiamente dimostrato come le esperienze compiute con i genitori siano di fondamentale importanza per lo sviluppo intellettuale dei bambini.
Attività come la lettura di un libro o altre esperienze legate alla scrittura sono importantissime sia per lo sviluppo cognitivo che per quello emotivo del bambino di età prescolare.
Altro ambiente in cui l’alfabetizzazione emergente ha luogo è la scuola dell’infanzia. Esso è il luogo ideale per arricchire il bagaglio lessicale e fonetico dei piccoli alunni, favorendo così le loro capacità di potersi esprimere in maniera autonoma e ponendo le basi per l’apprendimento vero e propria di lettura e scrittura, evento che avrà luogo alle scuole elementari.
Ma quali sono gli elementi di base dell’alfabetizzazione emergente?
1. Vocabolario: legato alla conoscenza dei nomi delle cose. I bambini che già nella fase prescolare possiedono un buon vocabolario, ovvero conoscono già tanti nomi comuni, hanno un passo avanti in quanto sarà più semplice per loro approcciarsi alla comprensione del testo;
2. Motivazione alla stampa: intesa come l’interesse verso i libri. Se un bambino piccolo prova piacere verso il libro inteso come oggetto, è molto probabile che si diverta a farsi leggere le storie da un adulto e che si appassioni alla lettura in futuro, anche quando può essere difficile;
3. Consapevolezza della stampa: l’abilità di saper utilizzare i libri nella maniera più corretta, per esempio capendo che si legge da sinistra verso destra ecc. Tali proprietà saranno poi molto preziose nella fase di alfabetizzazione del bambino;
4. Abilità narrative: per avere successo nella fase dell’alfabetizzazione vera e propria, è molto importante che i bambini i bambini siano in grado di descrivere gli eventi e raccontare storie nel loro ordine temporale;
5. Conoscenza delle lettere: conoscere tutte le lettere dell’alfabeto (il loro suono ed il loro nome) e comprenderne la loro diversità;
6. Consapevolezza fonologica: la capacità di ascoltare e giocare con i suoni delle parole.
Non è finita qui! Continua a leggere il nostro articolo per scoprire il terzo ed ultimo spunto tesi in Scienze della Formazione Primaria firmato Thesis 4u!
Spunti Tesi in Scienze della Formazione Primaria: Atypical e la rappresentazione dell’autismo
Siamo giunti all’ultimo spunto tesi in Scienze della Formazione Primaria e vorremmo concludere con una piccola chicca legata al mondo delle serie tv: parliamo di Atypical e della rappresentazione commovente ed originale che da dell’autismo.
Atypical è una serie Netflix uscita nel 2017 che pone al centro del racconto Sam, un adolescente appassionato di pinguini e con disturbi dello spettro autistico.
La trama gira intorno alla vita di Sam e della sua famiglia, la quale si impegna ogni giorno per riuscire a regalare al giovane una vita il più normale possibile.
Sam ha una passione viscerale verso l’Antartide ed il mondo dei pinguini, non ama i forti rumori tanto che va in giro con delle cuffie anti rumore, soffre di ansia e ha numerosi tic nervosi. Ma nonostante ciò il suo desiderio è quello di rendersi indipendente rispetto alla famiglia e poter vivere la sua vita.
Ovviamente non è un obiettivo semplice e Sam incontra vari ostacoli lungo il suo percorso di emancipazione. Ma i suoi amici e la sua famiglia riescono sempre, nel loro piccolo, ad aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi ed i suoi sogni.
Se sei uno studente o studentessa in Scienze della Formazione Primaria avrai sicuramente studiato i disturbi dello spettro autistico. Vediamo più nel dettaglio cosa sono e qual è la loro diffusione in Italia.
Il Ministero della Salute lo definisce come “un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in molteplici contesti e pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti, ripetitivi“.
Con gli anni si è riscontrato un aumento generalizzato dell’autismo, dato dalla maggiore conoscenza ed educazione al tema sia da parte dei medici, altamente più formati, che della comunità stessa.
In Italia circa 1 bambino su 77, in prevalenza di sesso maschile, presenta disturbi dello spettro autistico. Questo dato attesta come ormai sia una patologia molto diffusa, per cui è necessario informarsi adeguatamente.
Atypical racconta l’autismo in maniera originale ed ironica, cosa non facile vista la delicatezza del tema e la poca educazione che ancora permea la nostra società.
Scene più serie si alternano a parti comiche mentre la voce fuori campo di Sam ci racconta il suo punto di vista in modo tale da farci empatizzare con lui.
È proprio questa alternanza che rende la storia di Sam e della sua famiglia una storia reale, vera.
Inoltre, utilizzando l’ironia lo spettatore viene educato senza nemmeno accorgersene e, soprattutto, senza annoiarsi!
Siamo giunti alla fine dell’articolo sugli spunti tesi in Scienze della formazione primaria! Spero che tu abbia trovato ispirazione per l’argomento più adatto al tuo elaborato.
Se hai già trovato tra questi spunti tesi in Scienze della Formazione Primaria quello più adatto a te ma non sai come procedere con il tuo elaborato non preoccuparti! Prenota una call qui sotto, la prima è gratuita!
Non studi scienze della formazione primaria e vorresti comunque prendere spunto per la tua tesi? Leggi il nostro blog, ricco di articoli interessanti che ti potranno essere utili! Facci sapere sui nostri social che argomenti vorresti che trattassimo!
About the author: Giorgia, Blog Ambassador
Fonti:
Corso di Studi in Scienze della Formazione Primaria
John Dewey e l’influenza dell’educazione attiva
I 6 componenti dell’alfabetizzazione emergente
Alfabetizzazione emergente: aiutare i più piccoli ad imparare