Skip to main content

Hai mai sentito parlare di NFT, CryptoArt? Se sì, e ti interessa, scopriamo insieme la tesi sulle CryptoArt di Marta Saulle!

Ciao a tutte e tutti e bentornate/i in questo nuovo articolo del Blog di Thesis 4ula startup innovativa che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende, grazie alle tesi di laurea in azienda.

Eccoci all’appuntamento mensile della pubblicazione di una tesi. Come ogni mese, anche a giugno vi pubblichiamo per intero una tesi di laurea fornita direttamente da uno/a voi! Noi di Thesis 4u crediamo fortemente nelle tesi di laurea, che molto spesso non ricevono il credito che meritano.

Con questa rubrica allora, cerchiamo di far conoscere dei lavori molto preziosi che ci colpiscono particolarmente. Questo mese è toccato alla tesi sulle CryptoArt di Marta Saulle, concentrata sul fenomeno dell’arte digitale e del mercato che si è creato intorno ad essa.

Ricordati però, prima di partire con la tesi sulle CryptoArt, che anche tu puoi inviarci la tua tesi, compilando un form apposito. Se il tuo lavoro ci impressionerà, potremmo contattarti per i prossimi articoli!

Vuoi leggere la tesi di Marta? Clicca qui!

Pensi che la tua tesi sia di alto livello e vuoi che venga pubblicata sul blog di Thesis 4u? Compila il form sottostante e candidati! Se la tua tesi ci colpisce verrai contattato/a.

Tesi sulle CryptoArt: cosa ha studiato Marta

La ragazza che ha deciso di condividere con noi la sua tesi di laurea è Marta Saulle, 27 anni, originaria di Pompei.

Dopo il liceo scientifico, Marta inizia la sua triennale in Lingue alla Federico II di Napoli, e dopo averla conclusa, avrebbe voluto continuare il suo percorso in magistrale, specializzandosi sulla germanistica.

Tuttavia, Marta ci ha spiegato che, siccome l’unico posto per studiare tale materia era a Venezia, ha deciso di cambiare percorso di studi.

Tra le varie opzioni, alla fine ha scelto di intraprendere il corso magistrale in Management del Patrimonio Culturale, percorso che, oltre ad averla colpita particolarmente, l’ha portata alla sua tesi sulle CryptoArt.

Scopriamo allora qualcosa di più su questa tesi sulle CryptoArt di Marta!

Prima di esplorare a fondo la tesi sulle CryptoArt di Marta, sapevi che noi di Thesis 4u abbiamo creato una guida per aiutarti a redigere una tesi di laurea da paura? È il vademecum perfetto per ogni tesista! La trovi a questo link.

Tesi sulle CryptoArt: un’introduzione

La tesi sulle CryptoArt di Marta ha come titolo CryptoArt: dinamiche economiche di un sistema in evoluzione. Già dal titolo, puoi immaginare che questa tesi si concentra molto sugli aspetti economici di tale mercato, che è scoppiato poco tempo fa ma ha avuto un boom impressionante (avete presente le scimmiette di Justin Bieber? ecco, quelle sono un classico esempio di CryptoArt).

La tesi sulle CryptoArt di Marta è molto lunga e dettagliata, e questo aspetto è molto lodevole, in quanto Marta ci ha spiegato che sull’argomento non esiste ancora una bibliografia esaustiva del fenomeno, e dunque Marta ha dovuto cavarsela “da sola”.

Non solo, ci ha anche rivelato che il suo stesso relatore, sempre presente e disponibile nell’aiutarla a redigere la tesi sulle CryptoArt, non era particolarmente preparato su questo argomento, come è facile prevedere, in quanto le NFT e le CryptoArt sono esplose solo recentemente.

Come ha scelto Marta di sviluppare una tesi sulle CryptoArt? Su Instagram!

Infatti Marta stava scrollando il feed del suo profilo Instagram quando si è imbattuta per puro caso in un museo virtuale. Esplorandolo Marta ha scoperto il mondo dell’arte digitale e ne è stata particolarmente colpita, tanto da decidere di fare una tesi sulle CryptoArt per la sua laurea.

Se leggiamo la tesi di Marta, scopriamo che ha approfondito moltissimi argomenti. Vediamone qualcuno.

Tesi sulle CryptoArt: un'introduzione

Tesi sulle CryptoArt: la blockchain

Prima di parlare di aspetti legati al’arte digitale vera e propria, come gli NFT che vedremo fra poco, Marta introduce il concetto della blockchain.

Se ti è capitato di sentire parlare di criptovalute avrai sicuramente incontrato anche questo termine. E il concetto di blockchain è spiegato dettagliatamente nella tesi di Marta.

La blockchain sarebbe (una “catena di blocchi”), sarebbe una sorta di archivio virtuale, dove le informazioni sono suddivise in blocchi e poi validate. Queste informazioni sono fisse e dunque uniche ed autentiche.

L’idea di fondo delle blockchain sarebbe quello di creare una valuta (come i Bitcoin, o Ethereum) così da poter tracciare le transazioni, eliminando gli intermediari finanziari.

La prima blockchain è nata nel 2009, nel bel mezzo della crisi finanziaria mondiale scoppiata nel 2008. La prima volta che invece venne usata una valuta virtuale per comperare un bene fu nel maggio 2010, quando un uomo comprò delle pizze per 10.000 bitcoin, che all’epoca costavano 10 centesimi l’uno.

È sicuramente uno dei rimpianti più grandi della sua vita, in quanto oggi quegli stessi bitcoin varrebbero decine di milioni di dollari.

Nel caso dell’arte digitale si usa Ethereum in quanto questa criptovaluta permette di creare codici che hanno valore di contratto tra compratore ed acquirente.

È dunque la prediletta di tutto il mondo della CryptoArt, ma, come vedremo meglio dopo, ha la grande pecca di essere altamente impattante a livello ambientale.

Vuoi leggere la tesi di Marta? Clicca qui!

Tesi sulle CryptoArt: gli NFT

Nel primo capitolo Marta ci parla ad esempio, tra le altre cose, di NFT (Non-Fungible Token). Marta spiega subito che sono esplosi sul mercato nel 2021, arrivando a un mercato che vale circa 23 miliardi di dollari.

Gli NFT sono opere artistiche digitali, rivendibili come ogni altra opera d’arte, e infatti molte vengono venduto anche nelle grandi case d’asta come Sotheby.

Marta, nella sua tesi, spiega che per ora tali opere non hanno nessuna funzione se non quella speculativa, ossia (detto in soldoni), quella di rivendere tali opere a un prezzo maggiore di quello al quale sono state acquistate.

Tuttavia, nota Marta, che questo potrebbe essere solo l’inizio di tale fenomeno, e col tempo, le opere non tangibili potrebbero occupare spazi più importanti nel mondo dell’arte.

Questo aspetto sarebbe dovuto al fatto che per ora la maggior parte delle persone non riesce a concepire come personale un’opera d’arte digitale, in quanto non vi sarebbe la componente fisica che invece abbiamo ovviamente nelle opere fisiche come, ad esempio, i quadri.

Poi Marta si concentra sul definire esattamente gli NFT, che sono appunto dei token, dei gettoni, che fanno da garanzia per opere d’arte digitali, che possono essere le più svariate. Marta cita video-arte, figurine, videogiochi, vestiti e addirittura terreni digitali.

A rendere unico un NFT è il codice smart contract, codificato affinché non esistano doppioni NFT, e dunque sarebbe molto complicato creare dei “falsi”.

Un NFT certifica dunque che tu e solo tu sei il possessore di una determinata opera. Gli NFT devono essere dunque rari, unici e autentici.

Marta parla poi della Creator Economy che si è creata intorno a tale fenomeno. Ossia quel mercato dove gli artisti ed i creators sono compensati a vita in base alle vendite delle loro NFT.

La tesi poi ci parla anche dei vari tipi di NFT esistenti:

  • Video NFT: è il format più in voga, e si basa sulla riproduzione in seamless loop, basata sul rendere uguali il primo e l’ultimo fotogramma così da rendere fluida la fruizione.
  • Audio NFT: sono usati, ad esempio, per creare album musicali. I Kings of Leon han creato un album NFt che ha venduto oltre 2 milioni di copie.
  • Modelli 3D NFT
  • Immagini NFT: possono essere quadri, foto ecc.
Tesi sulle CryptoArt: gli NFT

Nella sua tesi sulle CryptoArt Marta ha dedicato il secondo capitolo al mercato dell’arte digitale, della sua struttura e dele figure che vi operano dentro.

Ci sono moltissimi spunti interessanti, ma uno di quelli che ci ha colpito di più riguarda il prezzo di tali opere. Perché è alle volte è esorbitante? Che cosa determina il prezzo degli NFT?

Marta riporta che su 4,7 milioni di NFT scambiati tra 2017 e 2021, il 75% non arrivava a $15. Mentre solo l’1% raggiunge supera i $1500.

Questa variabilità estrema (e ci sono opere NFT vendute a svariati milioni), deriverebbe da tre fattori: le caratteristiche visive dell’opera, il volume degli scambi di opere simili, e la popolarità di acquirenti e venditori di una determinata opera.

Tesi sulle CryptoArt: l’impatto sul mondo dell’arte tradizionale

Nel terzo capitolo della sua tesi sulle CryptoArt, Marta ci racconta l’impatto che questo nuovo fenomeno dell’arte digitale ha avuto sul mondo dell’arte tradizionale e sul mercato museale.

Secondo quanto riporta Marta, sarebbe in vista una radicale trasformazione dei musei e delle gallerie, che potrebbero addirittura ridursi a dei drive.

In Italia inoltre, è nato uno dei primi musei che ha promosso l’arte digitale, il MOCDA. Attraverso varie iniziative ha documentato l’arte digitale dal 1960 ad oggi, collezionando opere digitali degli artisti italiani più esemplari del fenomeno dell’evoluzione dell’arte digitale.

Una delle opere ad essere stata digitalizzata e poi battuta all’asta è stata il Tondo Doni di Michelangelo. Il dipinto, reso in digital art work, è stato venduto per $ 140.000.

Anche se vi sono state poi delle polemiche legate al diritto di immagine di tale opera. E la Galleria degli Uffizi di Firenze ha rilasciato la seguente dichiarazione, che riprendiamo dalla tesi di Marta:

“Il contraente non ha nessuna facoltà di impiegare l’immagine concesse per mostre o altri utilizzi non autorizzati e il patrimonio rimane fermamente nelle mani della Repubblica Italiana”

Vuoi leggere la tesi di Marta? Clicca qui!

Tesi sulle CryptoArt: e l’impatto ambientale?

Nell’ultimo paragrafo della tesi sulle CryptoArt Marta ci parla dell’impatto ambientale di tale pratica e di tale mercato, svelandoci qualche movimento fatto nella direzione della salvaguardia dell’ambiente da parte dell’arte digitale.

Le transazioni NFT sarebbero molto impattanti a livello ambientale, infatti una singola transazione emette circa 215 kilogrammi di Co2. Ed Ethereum, che è la valuta necessaria ad acquistare NFT, ha un consumo annuo di 97 TWh.

Per ovviare a questi numeri drastici, si starebbe lavorando a nuovi algoritmi che permttono di consumare meno energie nelle fasi di transazione delle opere NFT.

Mart cita anche il sito CryptoArt.wtf , concepito e creato dagli artisti NFT stessi, per misrare l’impatto ambientale delle opere digitali.

Una delle misure migliori sarebbe dunque quella di allontanarsi dalla blockchain di Ethereum, in quanto è quella più impattante a livello ambientale, ma ce ne sono molte altre, che con varie tecniche e tecnologie, riescono ad avere un impatto significativamente ridotto.

Inoltre, Marta ci parla del Crypto Climate Accord, ossia un accordo volto a ridurre le emissioni delle criptovalute a zero entro il 2030, sul modello degli Accordi di Parigi.

E vi è anche già un’opera digitale “manifesto” dell’uso responsabile degli NFT, che rappresenta la Regina Elisabetta II (al tempo della realizzazione ancora in vita), con indosso una t-shirt con la scritta “NFT- usa e consuma e responsabilmente”.

Quest’opera era più responsabile a livello ambientale in quanto basata su una blockchain ad alta efficienza energetica, tale Stratisphete.

Questa era la tesi sulle CryptoArt di Marta, ha colpito anche te come ha colpito noi? Faccelo sapere sui nostri canali social, oppure torna al blog!