Ciao a tutti e a tutte bentornati/e in un nuovo articolo del blog di Thesis 4u, la startup innovativa che mette in collegamento gli studenti e le studentesse con le aziende, grazie alle tesi di laurea in azienda.
Se frequenti questo blog lo sai bene: la tesi di laurea è fondamentale per fare il grande passo, e cioè per passare dal percorso formativo al mondo del lavoro. Oggi vogliamo soffermarci su un aspetto specifico di questo passaggio, e fornirti un pratico toolbox di consigli e buone pratiche, a partire dalle competenze di ricerca.
Le competenze di ricerca hanno una stretta attinenza con il percorso accademico, e in particolare con la tesi di laurea. Ma perché contano anche in ambito professionale? Conviene inserirle nel CV? In che modo si possono valorizzare al meglio? In questo articolo, risponderemo a tutte queste domande (e, a dire il vero, anche ad altre. Ma procediamo con ordine).
Gli assi nella manica dei neolaureati/e

Che tu ne sia consapevole o meno, svolgendo il ruolo di studente o studentessa universitaria hai stimolato e sviluppato capacità diverse, che non sono legate soltanto alle discipline del tuo specifico ambito di studi: come succede in palestra, quando fai esercizio con diversi tipi di muscoli.
L’iter che porta alla conclusione degli studi, e in particolare il lavoro dedicato alla tesi, è infatti tutt’altro che fine a se stesso e tutt’altro che meramente teorico (noi, quanto meno, siamo fermamente convinti che debba avere un valore concreto).
Se scelto in modo oculato, il lavoro di tesi porterà al coronamento dei tuoi anni di studio con una laurea triennale o magistrale, e questo è ovvio, e anche con un bagaglio di capacità da spendere subito in ambito professionale.
Vediamo allora quali sono le competenze tipiche di un neolaureato o neolaureata (spoiler: le competenze di ricerca), e come tradurle in “assi nella manica” per il contesto lavorativo (come inserirle nel CV in modo che siano efficaci).
Che cosa sono le competenze di ricerca
In inglese si chiamano “research skill”, in italiano “competenze di ricerca”, e in entrambe le lingue sono un termine ombrello che ne include molte altre. Diciamo subito che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, denotano un approccio pratico, e per questo molto apprezzato in qualsiasi ambito lavorativo.
Si tratta di un insieme di capacità trasversali che entrano in gioco quando si affronta un problema complesso e si cerca una soluzione strutturata, basata su dati certi, fonti accreditate e metodo.
All’università, ne hai di certo fatto uso quando è arrivato il momento di mettere mano alla tesi, per la quale è necessario saper individuare ricerche e studi autorevoli, selezionarli, organizzare le informazioni, formulare ipotesi, testarle e trarre conclusioni plausibili e coerenti.

Perché le research skill sono importanti nel mondo del lavoro?
Tutto ciò significa saper pianificare, analizzare i contenuti in modo critico, fare attenzione ai dettagli senza perdere l’orientamento, e cioè senza perdere di vista il quadro generale e dimenticare lo scopo del lavoro. Significa pertanto saper lavorare in autonomia, gestire con efficacia il tempo, portare a termine un progetto articolato, collaborare con altre persone… tutte competenze che per un datore di lavoro valgono oro.
Non importa se vuoi lavorare nel marketing, nell’informatica o nella didattica, se cerchi un impiego in un ente pubblico, in una grande azienda o in una ONG: le competenze di ricerca, e la serie di skill correlate, ti serviranno come veri e propri strumenti del mestiere. Ecco perché non possono mancare nel curriculum.
Come le competenze di problem solving nel CV aprono letteralmente un mondo sul valore del candidato o della candidata, così le competenze di ricerca dicono molto di più di quanto sembri a prima vista.
Ma attenzione: se il tuo curriculum non le mette opportunamente in rilievo, sarà come non averle. E sarebbe un peccato, no? Vediamo allora come fare.
Dove inserire le competenze di ricerca nel CV
Ora che hai compreso (e, speriamo, rivalutato!) l’importanza del lavoro di tesi e quello delle capacità che implica, non rimane che raccontarlo nel CV. Come?
Premessa fondamentale: il curriculum è il biglietto da visita per eccellenza, il primo e il più classico, per varcare le soglie del mondo del lavoro. Deve essere strutturato in modo rigoroso, avere un aspetto professionale – dalla scelta dei font all’impaginazione – e contenere soltanto le informazioni essenziali alla candidatura che ti interessa (vince sempre la sintesi, mentre le informazioni secondarie o non strettamente pertinenti sono bandite).
All’interno di un “contenitore” con queste caratteristiche, le competenze di ricerca nel CV si possono includere:
- Nel profilo personale, che è la prima sezione del curriculum, quella in cui presenti in sintesi i tuoi punti di forza e obiettivi;
- Nella sezione riservata alla formazione, che nei CV di neolaureati/e è in genere articolata bene e include una descrizione particolareggiata del lavoro di tesi, insieme alle skill acquisite nel farlo;
- In una sezione appositamente dedicata alle competenze, che serve proprio per mettere in evidenza le skill principali, evitando che passino inosservate;
- Nelle descrizioni dei singoli progetti di ricerca, tirocini o esperienze professionali che ti hanno consentito di metterle in pratica.
La scelta dipende dal tuo percorso, dalla candidatura e dagli obiettivi che hai. L’importante è accompagnare il recruiter (chi leggerà il curriculum) a focalizzare l’attenzione dove serve, orientando la lettura verso gli elementi che fanno la differenza.
Di seguito, ti forniamo qualche esempio concreto da cui trarre ispirazione.

Esempi efficaci per presentare le competenze di ricerca nel CV
Sai dove inserirle nel curriculum, ma non hai ancora le idee chiare su come presentare concretamente le tue capacità di ricerca? Leggi questi esempi.
Per il profilo personale, in apertura del CV:
‘Neolaureato/a in [disciplina] con esperienza nella progettazione e conduzione di ricerche [bibliografiche/statistiche/ecc.] in ambito [fiscale/clinico/giuridico/demografico ecc.], sviluppate in collaborazione con [nome dell’Università, ente territoriale, associazione, azienda]. Spiccata attitudine al pensiero critico-analitico, alla gestione autonoma del tempo e all’interpretazione di dati complessi’.
Per la sezione formazione:
‘Tesi magistrale in […], [titolo della tesi]: studio sperimentale di tipo osservazionale condotto in [nome ente/azienda/associazione] coinvolgendo [numero e tipologia di utenti coinvolti]. Attività svolte: revisione della letteratura di settore; analisi dei dati [anagrafici/clinici ecc.]; somministrazione di test standardizzati per l’individuazione dei partecipanti’
Per la sezione competenze:
‘Gestione efficiente ed autonoma del tempo: pianificazione e calendarizzazione di tutte le fasi di sviluppo del progetto. Lavoro di squadra in contesto multidisciplinare: collaborazione in presenza e da remoto con le figure professionali coinvolte [docenti/tecnici di laboratorio/stakeholder esterni ecc.].
Attenzione al dettaglio: applicazione di protocolli di revisione dei dati e verifica incrociata delle fonti, con controllo accurato di coerenza, completezza e correttezza del paper finale’.
Per la sezione tirocini:
‘Tirocinio presso [nome dell’azienda]: supporto alla ricerca sugli esiti del progetto [nome del progetto]: raccolta dati da piattaforme proprietarie, analisi qualitativa interviste, redazione del report finale destinato alla divulgazione pubblica’.
A questo punto, pensa alla tua esperienza e a come adattare gli esempi appena visti alla candidatura che ti interessa e ai tuoi obiettivi: il tuo percorso, e valore, sono unici. Solo tu puoi presentarli con l’approccio e i dettagli giusti.
Prima di chiudere il file e inviare il CV, chiedi a una persona di fiducia un’opinione sincera e, se lo ritieni opportuno, fai una revisione in base al feedback ricevuto (idealmente il giorno dopo, a mente
fresca).
Dopodiché rileggi e invia!

Non solo accademia
Le competenze di ricerca, come abbiamo visto, valgono ben al di là del percorso accademico: sono strumenti concreti, utili e pienamente spendibili nel mondo del lavoro. Inserirle nel CV nel modo giusto, e cioè nella sezione adatta, con descrizioni accurate, è una strategia per trasformare una candidatura generica in una che può colpire nel segno.
Ricorda: valorizzare ciò che sai fare è un passo avanti decisivo verso ciò che vuoi diventare.